Il vescovo di Rumbek, Christian Carlassare, vittima di un attentato nel 2021, è in pellegrinaggio verso Juba con i giovani della sua diocesi: per portare a Papa Francesco il messaggio di pace e di speranza di un popolo che, come lui, vuole rimettersi in piedi
«Prego sempre per la conversione del cuore. Come prima cosa la pace deve trovare il suo posto innanzitutto nei cuori di ognuno di noi. Solo allora si avrà la capacità di vedere la realtà di povertà che affligge questo popolo nonostante le tante risorse». È un pensiero di pace quello che accompagna padre Christian Carlassare, vescovo di Rumbek, che in questi giorni è in cammino con i giovani dalla sua diocesi verso Juba, dove porterà questo stesso messaggio – di pace, appunto, ma anche di riconciliazione, unità e dignità per il popolo sud sudanese – a Papa Francesco che sarà in visita dal 3 a 5 febbraio, dopo la tappa in Repubblica Democratica del Congo.
“Walking for Peace” è lo slogan che accompagna questo pellegrinaggio lungo i sentieri di una terra ferita da troppi anni di guerra, che hanno provocato morte e distruzione, milioni di sfollati e una gravissima crisi umanitaria. Lo stesso vescovo Carlassare è stato vittima dell’odio e delle divisioni che affliggono questo Paese ed è sopravvissuto a un attentato nell’aprile del 2021. Ferito gravemente alle gambe, si è rimesso in piedi e ora il suo farsi pellegrino insieme a tanti giovani è un simbolo di rinascita e di speranza per lui e per molti sud sudanesi stanchi di violenze e vendette, di brutalità e instabilità che non permettono a questa giovane nazione, diventata indipendente nel 2011, di risollevarsi da una situazione di povertà e arretratezza impressionanti. Attualmente, più di metà degli 11 milioni di abitanti, ha bisogno di assistenza umanitaria.
«C’è bisogno che il Paese metta finalmente i propri cittadini e il loro benessere – che in molti dei casi non significa altro che poter vivere – al primo posto», ha detto il vescovo durante una delle tappe del pellegrinaggio che lo sta portando verso la capitale: «Preghiamo ogni giorno – ha ribadito a Fondazione Cesar, che porta avanti, attraverso molti progetti in diocesi di Rumbek, la memoria del primo vescovo, il comboniano Cesare Mazzolari – non solo perché il Papa arrivi nella nostra comunità, ma anche per mostrargli che siamo una Chiesa e un Paese in cammino sulla via della pace e della comunione. Importante è stato anche l’utilizzo dei mass media e della radio diocesana per narrare e divulgare informazioni sulla figura del Papa, sul suo ministero e sull’importanza di questa visita che è la prima in Sud Sudan, ma anche la prima ad avere un valore ecumenico, in quanto il Papa non sarà solo, ma accompagnato dal primate anglicano e dal moderatore presbiteriano».
Anche quello di Papa Francesco, infatti, sarà un vero e proprio pellegrinaggio, come ha ricordato lui stesso nell’Angelus di ieri, 29 gennaio: «ll Sud Sudan, dilaniato da anni di guerra, non vede l’ora che finiscano le continue violenze che costringono tanta gente a vivere sfollata e in condizioni di grande disagio. In Sud Sudan arriverò insieme all’arcivescovo di Canterbury, Justin Welby e al moderatore dell’Assemblea generale della Chiesa di Scozia, Iain Greenshields: vivremo così insieme, da fratelli, un pellegrinaggio ecumenico di pace».
«Il Papa – ha commentato Carlassare in una tappa del pellegrinaggio che tocca varie parrocchie e comunità cristiane – ci dà l’esempio affinché anche noi ci uniamo lungo lo stesso cammino. Un rinnovato impegno per la pace e la riconciliazione, insieme alle altre confessioni cristiane».