Secondo il rapporto diffuso oggi da Unicef per la Giornata mondiale dell’infanzia, il Sud Sudan è il Paese dove la condizione dei bambini è peggiorata di più in assoluto.
Ci sono alcuni dati che colpiscono più di altri nel rapporto sulla condizione dei bambini nel mondo diffuso oggi da Unicef, in occasione della Giornata mondiale dell’infanzia. Sono quelli relativi al Sud Sudan, uno dei due Paesi, insieme alla Repubblica Democratica del Congo, per il quale papa Francesco presiederà una preghiera speciale il 23 novembre a Roma.
Innanzitutto Unicef rileva che un bambino su 12 nel mondo vive in Paesi in cui le sue prospettive attuali sono peggiori rispetto a quelle che avevano i suoi genitori. In 37 Stati 180 milioni di bambini hanno maggiori probabilità di vivere in povertà estrema, non andare a scuola o morire in modo violento rispetto a 20 anni fa.
Sono proprio questi tre i parametri utilizzati da Unicef per valutare la condizione dei bambini nei diversi Paesi: la percentuale di persone che vivono con meno di due dollari al giorno (quindi la povertà delle famiglie); i tassi di iscrizione alla scuola primaria; le morti per cause violente.
Quattro Paesi – Repubblica Centrafricana, Sud Sudan, Siria e Yemen – hanno assistito a un declino in più di una di queste tre questioni valutate, mentre il Sud Sudan ha subito un declino in tutte e tre.
In particolare:
Le morti per cause violente fra i bambini e gli adolescenti sotto i 19 anni sono aumentate in sette paesi: Repubblica Centrafricana, Iraq, Libia, Sud Sudan, Siria, Ucraina e Yemen, tutti paesi che stanno attraversando grandi conflitti.
La percentuale di persone che vivono con meno di 1,9 dollari al giorno è aumentata in 14 paesi, fra cui Benin, Camerun, Madagascar, Zambia e Zimbabwe. E, anche in questo caso, l’aumento è principalmente dovuto a disordini, conflitti o a una cattiva governance.
E circa l’istruzione primaria, i tassi di iscrizione sono diminuiti in ben 21 Stati, fra cui spicca la Siria devastata dalla guerra. A proposito di questo Paese già in passato Unicef aveva parlato di “istruzione interrotta”: il conflitto degli ultimi sei anni ha annullato tutti i progressi fatti nel decennio precedente.
In Sud Sudan, così come in Siria, in Yemen, nella Repubblica centrafricana il peggioramento delle condizioni di vita, che colpisce in particolare i più vulnerabili ha un nome: è la guerra che uccide il futuro dei bambini.