From war to life è un reportage che racconta la sfida di essere madre in Sud Sudan, la repubblica più giovane al mondo, sull’orlo del collasso economico a causa della guerra civile in corso, scoppiata poco dopo l’indipendenza.
Nella foto: Nyamroor Nanyany, 20 anni, madre di tre figli. Ha perso tutto a causa della guerra e vive a Mingkaman grazie agli aiuti internazionali
Qui gli obiettivi di sviluppo del millennio non sono mai stati raggiunti. Diventare ed essere madre, in Sud Sudan, è ancora una sfida dall’esito incerto. Per capire perché basta guardare From war to life, “Dalla guerra alla vita”, un reportage realizzato dal fotoreporter Alessandro Rota in collaborazione con il Comitato Collaborazione Medica, una ong che aiuta le donne a partorire in un contesto dove i medicinali scarseggiano, così come le strutture sanitarie equipaggiate e il numero di infermieri e medici formati.
Ma c’è un fattore su tutti che fa del Sud Sudan uno dei Paesi con più alto tasso di mortalità infantile nel mondo e che impedisce ogni miglioramento: la guerra.
Dopo sessant’anni di conflitto con il Nord Sudan, il Paese ha ottenuto l’indipendenza. Nel 2013 però la capitale Juba è divenuta teatro di un nuovo scontro, che si è esteso rapidamente nel resto del Paese. Una guerra per la spartizione del potere e delle risorse, soprattutto petrolifere, di cui è ricco il sottosuolo.
From war to life, attraverso le storie di tre donne, racconta la sfida di essere madre in Sud Sudan, la repubblica più giovane al mondo, sull’orlo del collasso economico a causa della guerra civile in corso. Qui una donna su 30 rischia di morire per cause legate alla gravidanza o al parto, un bambino su 10 muore prima di raggiungere i cinque anni di vita per ragion correlate a malattie facilmente prevenibili e curabili. La malnutrizione è tra i fattori principali.
Realizzato nell’ambito del progetto europeo DevReporter Network, il reportage è in presa diretta: racconta la realtà attraverso le fotografie e le interviste del fotoreporter Alessandro Rota, ma anche attraverso gli scatti inediti realizzati direttamente dalla popolazione sud sudanese con macchine usa e getta.
L’hashtag #maternityroads conduce alla scoperta di storie che ben rappresentano la situazione del Paese: dove a una mamma può capitare di perdere tutto a causa della guerra con i figli da sfamare, o di non riuscire a raggiungere un luogo sicuro per partorire con la dovuta assistenza.
Secondo l’OCHA, dall’inizio del conflitto 2.2 milioni persone hanno abbandonato la propria casa, la metà sono bambini e ragazzi sotto i 18 anni. Gli sfollati all’interno del Paese si aggirano intorno ai 1.6 milioni, mentre oltre mezzo milione di persone hanno cercato rifugio in Etiopia, Kenya, Sudan e Uganda.
La guerra non risparmia la popolazione che vive nelle regioni non coinvolte direttamente negli scontri. Ai problemi causati dall’alternanza di siccità e piogge battenti e irregolari, si aggiungono gli effetti lunghi della crisi: la ridotta capacità di produrre reddito, l’inflazione, il conseguente aumento dei prezzi, soprattutto dei beni alimentari e del carburante, in una condizione economica di generale degrado.