Circa 1.300 comunità hanno deciso di abbandonare queste terribili pratiche, che tuttavia riguardano ancora nove donne su dieci
La pratica delle mutilazioni genitali femminili (Mgf) è ancora una terribile piaga che riguarda più di 200 milioni di donne nel mondo. In Sudan, ad esempio, ancora oggi 9 su 10 ne sono vittime. Tuttavia, è proprio in questo Paese che si stanno facendo alcuni significativi passi avanti. Dopo l’introduzione, nel 2020, di una legge che criminalizza questa pratica ancestrale e crudelissima, molte comunità hanno deciso di abbandonarla. Un’iniziativa importante perché non riguarda le singole persone, ma appunto intere comunità che hanno affrontato la questione in tutti i suoi risvolti sociali, religiosi, tradizionali e sanitari. Sono circa 1.300 quelle che hanno dichiarato pubblicamente di voler abbandonare tali pratiche.
Già intorno al 2018, il Simple Spacial Survey Method aveva registrato una diminuzione dei casi in Sudan, che erano scesi dall’89% del 2010 all’83,9%. La percentuale di bambine sotto i 14 anni sottoposte alle Mgf rimaneva comunque molto alta e preoccupante e riguardava il 27,2% di bambine e adolescenti.
Secondo un recente rapporto dell’Unicef, le mutilazioni genitali femminili sono ancora largamente diffuse nel continente africano (e non solo), e sono diverse le ragioni (sessuali, sociologiche, religiose… ) che spingono le società a ritenere ancora accettabile una simile pratica. Secondo Unicef, il fenomeno rappresenta una palese violazione dei diritti della donna: le Mgf sono infatti discriminatorie e impediscono alle bambine di essere tutelate sia sul fronte della loro salute, anche riproduttiva, che delle violenze subite.
Anche l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), nel report di quest’anno, sottolinea come queste violenze abbiano ripercussioni a breve e a lungo termine sulle bambine che le subiscono; sono inoltre altissimi i costi per le cure delle giovani vittime (circa $1.4 milioni all’anno).
La tutela dei minori in Sudan è una questione ancora largamente discussa: a causa della crisi politica ci sono stati ritardi nell’approvazione e nell’attuazione di leggi volte alla protezione dei bambini e sono innumerevoli i casi di violenze, abusi e sfruttamento. Ad ogni modo, le misure prese contro le Mgf rappresentano un passo avanti significativo per questo Paese, così come le azioni di dialogo e di mobilitazione delle comunità che hanno così iniziato ad abbandonare tali pratiche.