Tratta e Covid-19 binomio maledetto

Tratta e Covid-19 binomio maledetto

La pandemia di Coronavirus ha ulteriormente aggravato le condizioni di vita delle donne vittime di tratta costrette a prostituirsi. Spesso relegate al chiuso, subiscono violenze e abusi anche psicologici. Ne parleremo l’8 febbraio al Centro Pime (e on line) nell’annuale evento del convegno per la Giornata mondiale contro la tratta voluta da papa Francesco nella festa di santa Giuseppina Bakhita

 

Qual è stato l’impatto del Coronavirus sulle donne vittime di tratta costrette a prostituirsi? Come per tutte le categorie fragili o vulnerabili, è stato molto pesante perché è andato ad aggravare una situazione già drammatica. Al punto che ancora oggi, a due anni di distanza dallo scoppio della pandemia, è difficile valutare tutte le tragiche conseguenze. E immaginare scenari futuri anche in termini di risposte a quello che in Italia continua a essere un fenomeno troppo diffuso e intollerabile, segnato da gravissime violazioni dei diritti umani. Stiamo parlando di migliaia di schiave del mercato del sesso a pagamento: donne immigrate costrette a prostituirsi all’interno di un sistema che le priva della loro libertà e dignità, ad uso e consumo di clienti il cui numero non pare diminuito neppure in questo tempo di pandemia. Certamente molto dello sfruttamento di tante giovani, soprattutto nigeriane, ma anche rumene e albanesi, e di moltissimi trans, si è spostato dalla strada all’indoor. Una condizione – quella della prostituzione coatta nei luoghi chiusi – che si accompagna a isolamento, segregazione, violenza e invisibilità e dunque anche all’impossibilità di chiedere aiuto. Tutto questo ha provocato pure un preoccupante aumento del disagio psichico.

«I periodi di confinamento sono stati molto duri per queste donne – conferma suor Claudia Biondi, coordinatrice del settore aree di bisogno di Caritas Ambrosiana e impegnata nell’ambito della tratta sin dall’inizio degli anni Novanta -. Anche per noi è stato molto difficile perché gli incontri in strada si sono praticamente dimezzati. Molte si sono impoverite a tal punto da chiedere aiuto per il cibo. Con la rete antitratta della Lombardia e con il Comune di Milano abbiamo fatto un grande lavoro di relazione telefonica con tutte quelle di cui avevamo i riferimenti per cercare di mantenere una certa prossimità e per orientarle ai servizi che erano presenti sul territorio, come i centri di ascolto o le parrocchie, almeno per avere un pacco viveri o qualche altra forma di aiuto». Le questioni sanitarie e l’accesso ai servizi erano e restano un grande problema per queste donne e il Covid-19 ha reso tutto più difficile anche perché non tutte sono in grado di usare gli strumenti on line e talvolta neppure quelli telefonici per difficoltà linguistiche.

Anche all’altro capo dell’Italia, tra il Barese e la provincia di Taranto, la situazione non è molto diversa. «Quel che è certo – sostiene Vito Mariella, vice direttore della Caritas di Bari-Bitonto ed educatore dell’Associazione Micaela Onlus – è che durante i periodi di lockdown le donne sono praticamente scomparse dalla strada, ma questo non significa che abbiano smesso di prostituirsi. Hanno continuato a farlo al chiuso, negli appartamenti, dove era più difficile intercettarle e rispondere a eventuali bisogni, soprattutto di carattere sanitario».

«La maggior parte – continua – sono nigeriane, ma nella nostra zona, tra le province di Bari e Taranto, sono aumentate le rumene. Non sappiamo se vengono direttamente dal loro Paese o se sono state spostate da altre zone d’Italia. Con tutte loro abbiamo cercato di fare anche un lavoro di sensibilizzazione sulla possibilità di avere il vaccino. Ma se le nigeriane hanno accettato abbastanza facilmente, molte rumene si sono rifiutate di farlo».

La pandemia pone molti interrogativi anche sul futuro. «La strada in questo momento è meno battuta – analizza suor Claudia -. C’è chiaramente molto sfruttamento della prostituzione in appartamento e un uso dell’on line molto più forte di prima. Questo rende estremamente difficile raggiungere le donne. Sappiamo che ci sono anche piccoli bordelli illegali un po’ ovunque in Italia. È una realtà che evolve in continuazione, con cambiamenti importanti: per questo non bisogna smettere di riflettere su come situarci».

È d’accordo anche Vito Mariella: «Quello della tratta a scopo prostituzionale è un fenomeno composito, che il Covid ha reso ancora più complesso, mettendoci di fronte a nuove sfide e spingendoci a immaginare nuove modalità di intervento». A questo proposito, un tema grande e cruciale è quello del lavoro, perché è evidente ormai da qualche tempo che molte ragazze faticano ad accettare percorsi prolungati in comunità. «La richiesta più pressante – fa notare Vito Mariella – è quella di un impiego regolare, specialmente per le donne rumene che non hanno problemi di documenti e vedono nel lavoro l’unica possibilità di emanciparsi dalla strada e dallo sfruttamento sessuale. Tuttavia è difficile da trovare. Anche questo però deve spingerci ad andare oltre i nostri servizi “storici”, per immaginare nuove vie».

 


Giornata contro la tratta 2022 al Pime

Anche quest’anno, Centro Pime, Caritas Ambrosiana e Mani Tese, in collaborazione con Ucsi Lombardia, promuovono un evento in occasione della Giornata mondiale contro la tratta 2022. Appuntamento presso il Centro Pime l’8 febbraio dalle 18.15 alle 20, con analisi e testimonianze dedicate in particolare al devastante impatto del Covid-19 sulle vittime di tratta in Italia e nel mondo. Interverranno Fabio Agostoni della Comunità Papa Giovanni XIII, Vito Mariella della Caritas di Bari-Bitonto e Joy Ezekiel, ex vittima di tratta e autrice del libro “Io sono Joy” (ed. San Paolo). Video-testimonianze realizzate da Mani Tese in Cambogia e Benin. L’evento si inserisce nel percorso di avvicinamento al Festival della Missione 2022.

Prenotazione a questo link: https://bit.ly/ottofebbraio
Diretta streaming a questo link

Centro Pime: 02.438201 / centropime@pimemilano.com