I cambiamenti climatici, nel continente, colpiscono soprattutto l’agricoltura: pesa la mancanza di precipitazioni. E dallo Zambia si spera in un accordo globale, guardando anche a Papa Francesco
“Ormai tutti i contadini dello Zambia sanno cosa vuol dire climate change”. A parlare da Lusaka, capitale del paese dell’Africa meridionale, è Gianclaudio Bizzotto, rappresentante dell’organizzazione non governativa italiana Celim, che si occupa anche di agricoltura. Un settore che, in questo momento, è sotto pressione in buona parte dell’Africa meridionale: in Sudafrica, di fronte a quella che viene descritta come la peggiore siccità dal 1982, è stato il ministro delle Finanze Nhlanhla Nene a lanciare l’allarme per l’impatto che questa potrà avere sui prezzi dei generi alimentari e sulla crescita del paese. Nel confinante Zimbabwe, prevedono invece le Nazioni Unite, un milione e mezzo di persone avrà bisogno di aiuti alimentari tra gennaio e marzo.
La siccità è una conseguenza del fenomeno naturale periodico noto come El Niño, ma, giudicano gli esperti, è resa più estrema proprio dai cambiamenti climatici. Quelli che potrebbero essere arginati se dal vertice internazionale sul clima in corso a Parigi (Cop21) uscirà un accordo vincolante per ridurre le emissioni di gas serra e il riscaldamento globale, ma che intanto fanno sentire le loro conseguenze soprattutto in luoghi come lo Zambia. “Il paese è molto grande e diversificato, quindi negli scorsi anni si sono avuti anche raccolti buoni, ma alcune aree sono sempre più colpite dalla siccità, soprattutto nelle province del sud e dell’ovest”, nota Bizzotto. Una situazione che, a partire dallo scorso anno, sembra essersi però aggravata, continua il cooperante: “La quantità di pioggia prevista quest’anno è sotto la norma – racconta – ma già l’ultimo raccolto era andato in buona parte perduto per le precipitazioni scarse, al punto che le agenzie governative stanno distribuendo aiuti alimentari”.
La situazione resa più grave dalla crisi economica in corso: “La moneta dello Zambia, il kwacha, si è svalutata pesantemente negli ultimi mesi ma il paese deve importare, per quanto riguarda l’agricoltura, sementi, fertilizzanti e macchinari che costano enormemente di più”, testimonia ancora Bizzotto. La soluzione, in parte, può essere trovata a livello interno, ad esempio puntando, come suggerisce il rappresentante del Celim, “sull’agricoltura organica, che utilizza materiali locali”, ma senza una soluzione globale il problema è destinato ad aggravarsi. A riconoscerlo è stato anche il presidente della repubblica zambiano, Edgar Lungu, che ha sottolineato l’impatto dei cambiamenti climatici in più occasioni. Tra queste il discorso all’ultima Assemblea Generale dell’Onu, in cui ha citato “le osservazioni sincere e ispiratrici di Papa Francesco sulla necessità che le nazioni prendano seriamente la questione del cambiamento climatico e della protezione dell’ambiente per uno sviluppo sostenibile”.