In visita al Vicariato sudafricano di Ingwavuma per celebrare le cresime, il vescovo dello Swatiland José Luís Ponce de León assiste a testimonianze di fede autentica.
Monsignor José Luís Ponce de León è un vescovo argentino, appartenente ai missionari della Consolata. Dal 2014 è vescovo della diocesi di Manzini, nello Swaziland. Il testo che segue è stato pubblicato per la prima volta qui.
All’inizio dell’anno ho proposto ai preti del Vicariato di Ingwavuma di celebrare le Cresime una domenica in cui fossi stato in zona. Una volta al mese passo una settimana, compresa la domenica, in questo Vicariato.
Padre Sfiso Mchuni è stato il primo a chiedermelo e così ci siamo accordati per celebrare il sacramento una domenica presso la comunità Stella del Mare, con l’intenzione di raccogliere qui tutti quelli che si erano preparati nelle diverse comunità.
Come al solito, sono arrivato il giorno prima in modo tale da poter preparare la celebrazione insieme al gruppo.
Il padre mi accoglie dicendo «Vescovo, abbiamo un problema. Ci sono almeno 100 persone che devono ricevere la confermazione…». Onestamente non mi aspettavo questo numero e nemmeno lui che era diventato responsabile di quella parrocchia solo un mese prima.
«Sono già tutti qui, in modo tale che domani possiamo cominciare la celebrazione in tempo. I parrocchiani stanno montando una tenda perché la chiesa non è grande abbastanza».
Si stava facendo tardi. La tenda era già stata montata ma non c’era l’elettricità; quindi abbiamo messo tre furgoncini con le luci accese in modo tale che in qualche modo potevamo vederci e preparare, sul posto, i diversi momenti della celebrazione.
Siccome al momento della Cresima chiediamo sempre ai candidati di prendersi un impegno, ho chiesto loro di incontrare i loro sacerdoti nelle due settimane successive per stabilire con loro alcuni servizi da portare avanti nelle varie comunità.
Le cose sembravano essere sistemante e così tornai a casa, mentre padre Sfiso è rimasto con loro: «Vorrei avere un incontro con loro e vedere se sono preparati alla Confermazione».
La mattina successiva, nonostante fosse molto presto, sembrava freschissimo come se la riunione della sera prima non fosse andata troppo per le lunghe. Ma non era affatto così. Il padre era rimasto con loro fino a mezzanotte e più tardi si era reso disponibile per le confessioni: uno alla volta tutti gli si erano accostati e non aveva finito prima delle 3 del mattino! Dunque se sembrava riposato probabilmente non era perché aveva dormito abbastanza ma per il fatto che si sentiva incoraggiato dal modo in cui i cresimandi avevano “risposto”.
La celebrazione è andata bene. Come mi aspettavo, è durata circa 4 ore. Da quando sono diventato vescovo impongo sempre le mani – insieme al parroco – su ogni cresimando. Non faccio eccezione, anche se la procedura può durare moltissimo.
Durante l’omelia e prendendo dal Vangelo l’immagine dei «pescatori di uomini», ho chiesto loro cosa avevano in mente di fare nella loro vita. Due hanno alzato la mano per rispondere. La prima cresimanda ha confessato di sperare che le persone, vedendo il modo in cui vive, si chiedano che cosa la guida e possano avvicinarsi a lei come a una testimone della fede. Il secondo ha sottolineato l’importanza delle opere di misericordia. Entrambi erano molto convinti di quel che dicevano e sono stati applauditi.
Forse, a differenza di quello che avevamo detto il giorno prima, trovandoci davanti a un centinaio di persone che volevano testimoniare con la loro vita la presenza di Cristo Risorto fra gli uomini, non avevamo avuto un «problema» ma un’opportunità.