L’EDITORIALE
Se qualcuno avesse dei dubbi circa la possibilità di mettere insieme verità e misericordia pastorale, rilegga le parole di Madre Teresa. La Madre non sbraita, non giudica, non sconfessa nessuno, non lancia anatemi…
Mentre si preparava il conclave del 2013, a seguito della rinuncia di Benedetto XVI, ero cappellano dell’Università del Verbo Divino a Madang, in Papua Nuova Guinea, e responsabile dell’Ufficio comunicazioni sociali della Conferenza episcopale di quel Paese. Essendo sempre stato in mezzo alla gente e ai giovani, con l’avvicinarsi del giorno dell’elezione pensavo ai grandi Papi che avevo conosciuto da Paolo VI in poi e mi dicevo che adesso, però, ci sarebbe voluto un “parroco”. Pensavo anche che tra i cardinali era molto improbabile che ci fosse un parroco, dal momento che generalmente provengono da università, diplomazia, studi di diritto canonico… Mi sbagliavo almeno nel caso di Jorge Mario Bergoglio. Francesco è “parroco” perché va incontro, abbraccia, ascolta, sorride, si arrabbia (anche se lo nasconde bene), cerca la gente al telefono, chiama le cose per nome, va anche dove la prudenza e la diplomazia direbbero di non rischiare, fa catechismo, si identifica coi poveri e gli svantaggiati…
L’approccio “pastorale” di Francesco, però, è particolarmente evidente nel suo servizio alla Verità. Sì, occorre chiamare in causa la “parola grossa”, perché spesso sono le intenzioni e la persona stessa del Papa a essere messe in questione. Un certo numero di noi (cattolici) è abbastanza legato a una funzione e a un modello di ministero petrino, che quasi si esaurisce nel pronunciamento orale e scritto delle verità di fede e di morale. Si tratta di una visione ed eventualmente di una prassi parziale e limitata, che Francesco istintivamente non condivide, perché sa di dover andare oltre sul terreno del vissuto e della condizione reale delle persone. La rivelazione e la dichiarazione delle verità di fede e di comportamento si accompagnano dai tempi del Sinai allo sforzo mai compiuto e all’infedeltà costante dei singoli e dell’intera comunità. Non è difficile dire la verità, che per altro ci è rivelata nelle Scritture oltre che essere scritta nella nostra coscienza. È più difficile, in prima battuta, riconoscerla nella sua interezza e ancora più praticarla e aiutare la gente a farlo. È questo il ministero pastorale, sacerdotale, petrino… Il vero mestiere del “pastore”.
Mentre l’anno giubilare della misericordia volge al termine (20 novembre) Papa Francesco celebra la canonizzazione di Madre Teresa di Calcutta il prossimo 4 settembre. Alle pagine 6-11 di questo numero ricordiamo la sua visita e il suo intervento al Pime di Milano, il 20 ottobre 1973. Se qualcuno avesse dei dubbi circa la possibilità di mettere insieme verità e misericordia pastorale, legga quelle pagine. La Madre non sbraita, non giudica, non sconfessa nessuno, non lancia anatemi… Teresa di Calcutta ricorda con serenità le verità antiche della vita umana intangibile, della preghiera, dei sacramenti, dell’amore reciproco, della pace e del Cielo; ma sottolinea con parole precise e ben scelte, che se da ciò il mondo rimane lontano non è perché noi non diciamo, ma perché non facciamo. E non viviamo in mezzo alla gente e in mezzo ai poveri.