Padre Giampietro, apostolo del web nella diaspora cinese

Padre Giampietro, apostolo del web nella diaspora cinese

Missionario del Pime, è morto a Hong Kong dopo 65 anni di servizio. Il ricordo di un confratello più giovane: «Mi ha insegnato la passione per l’annuncio»

Dopo ben 65 anni trascorsi a Hong Kong, l’11 giugno scorso è morto a 89 anni padre Gianni Giampietro, missionario del Pime. Pubblichiamo alcuni stralci di un ricordo scritto su di lui da padre Franco Bellati, suo confratello.

Ho avuto la fortuna di condividere un pezzo di vita quotidiana con padre Giampietro: dal 2018 al 2022 il vescovo di Hong Kong mi ha inviato come vice-parroco nella parrocchia dove viveva. Io avevo 45 anni ed ero appena tornato a Hong Kong dopo il servizio in altre parti della Cina; lui di anni ne aveva 84, ma la sua passione per l’evangelizzazione oggi, soprattutto l’annuncio del Vangelo alla cultura cinese, era ancora accesa e la trasmetteva. Tornare a Hong Kong era stato per me non poco umiliante. Padre Giampietro mi ha fatto divenire orgoglioso di trovarmi proprio in quell’angolo di mondo.
Lui era un personaggio straordinario: il suo cinese era perfetto, il musical su Matteo Ricci aveva riscosso un grande successo, con gruppi di giovani faceva settimane di evangelizzazione tra le comunità cinesi disperse nei diversi continenti, la scuola per evangelizzatori e le altre attività via internet coinvolgevano cinesi in tutto il mondo (un giorno mi ha detto: «Sono convinto che in internet ci sia lo Spirito Santo»), il gruppo di missionari laici di Hong Kong lo considerava un punto di riferimento… Era irraggiungibile, non potevo nemmeno provarci.
Eppure, c’erano due cose che volevo imparare da lui. La prima: la sua attenzione e il grande rispetto per tutte le persone che gli si facevano vicino. Molti lo cercavano per parlare, alcuni per una benedizione, con una statua della Madonna in mano, con le loro storie, anche con il cane. Lui accoglieva tutti. «Le persone di qualsiasi religione sono il vero sacramento», mi diceva. Mi colpiva la sua scrupolosa attenzione per gli anziani e i malati, i morenti e i loro parenti, per i divorziati che soffrivano per la loro situazione di fronte alla Chiesa, per le famiglie in crisi, tutte categorie di ultimi che non fanno notizia ma che hanno bisogno di amore e di speranza.

La seconda cosa che ho ammirato in lui mi ha invitato anche a una “conversione intellettuale”: mi ha colpito il suo senso di appartenenza alla Chiesa di Hong Kong. «Anche a me – diceva – piacciono la natura, la povertà, eppure non mi sono fatto francescano. Ero attratto dalla missione e ho letto le costituzioni degli istituti missionari. Ho scelto il Pime perché è in missione con la Chiesa locale. Questa Chiesa ha tanti limiti, ma nemmeno noi del Pime siamo in grado di farne una meno peccatrice…».
Non voleva nemmeno sentir parlare delle immaturità o delle carenze della giovane Chiesa di cui faceva parte: si sentiva accolto e godeva dei frutti che lo Spirito Santo produce a Hong Kong. Partecipava con attenzione ai lunghi e spesso “inutili” incontri che avvenivano in parrocchia; tutto era occasione per aiutare le persone semplici a capire e gustare la fede. Io mi ero preparato all’idea di andare all’estero, di imparare nuove lingue e abitudini, ero pronto a mangiare le cose più strane. Ma da nessuno mi ero mai sentito dire: «Dovrai imparare ad amare una Chiesa locale diversa da quella dove sei cresciuto».
Fin da molto giovane padre Giampietro aveva anticipato e aspettato il Concilio Vaticano II. Tutti sanno quanto lui amasse la musica e la liturgia. Diceva: «La Chiesa cattolica e il suo linguaggio sono spesso estranei alla società, la musica e l’arte sono strumenti che possono aiutarci a parlare col mondo. Anche la liturgia è un mezzo di evangelizzazione: aiuta le persone a incontrarsi con Cristo». Una volta mi ha detto: «Gli insegnamenti di Confucio attraggono di più di quelli di Gesù, ma nessuno si sposerebbe con Confucio…».
Mi ha accompagnato a intuire che la missione non è opera di uomini temerari che vanno dove altri non osano andare; prima di tutto è un’ opera che viene dall’alto, che non sappiamo da che parte vada, che ci coinvolge e ci trasforma, e ormai ha completamente trasformato anche lui.


Dalla liturgia al musical su Ricci

Padre Gianni Giampietro era nato il 31 marzo 1934 a Marsicovetere (Potenza). Trasferitosi con la famiglia a Capranica (provincia di Viterbo diocesi di Sutri) dal seminario diocesano era passato al Pime, venendo ordinato sacerdote il 21 giugno 1958 e raggiungendo dopo pochi mesi Hong Kong. Dotato di brillante intelligenza e profondo amore per il popolo cinese e la sua cultura, ha operato in varie parrocchie sempre come coadiutore. Per alcuni decenni ha dato un grande contributo alla diocesi di Hong Kong in differenti aspetti: liturgia, lavoro pastorale ed evangelizzazione. Collaborò alla fondazione di una comunità di missionarie laiche tuttora presenti in vari Paesi. Con la Caritas diede avvio a gruppi di coppie che si radunano per condividere i problemi e le esperienze della vita coniugale.
Dopo il Concilio si impegnò a metterne in pratica gli insegnamenti, partecipando anche alla produzione di canti liturgici in cinese. Convinto dell’importanza di internet ha avviato programmi di evangelizzazione on line: un corso biennale di catecumenato, un corso per evangelizzatori. Assieme a un gruppo di cristiani ogni anno d’estate visitava le comunità cinesi della diaspora (più di 40 città) per scambi in materia di evangelizzazione.
È stato l’anima di due musical, uno su Francesco d’Assisi l’altro su Matteo Ricci, allestiti con un gruppo di artisti (anche non cristiani), che hanno attratto migliaia di spettatori.