Per iniziativa del sacerdote lucano don Ferdinando Castriotti nel distretto di El Paraiso sta nascendo un nuovo marchio di caffé equo e solidale per dare un’opportunità a 200 piccoli produttori locali
La voglia di riscatto della gente di El Paraiso, in Honduras, profuma di caffè ed è illuminata dal guizzo di don Ferdinando Castriotti. Un’azienda e un brand – El Cafè del Padre al sapore di El Paraiso – pronti a sbarcare sul mercato entro la fine del 2016 e a contrastare lo strapotere delle imprese straniere, soprattutto statunitensi, tedesche e francesi, che impongono prezzi inaccettabili ai piccoli produttori locali di caffè, strozzati dalle pressioni del mercato globale e senza alcun margine di guadagno e di sviluppo per la loro comunità.
Un progetto che nella fase di start up avrebbe bisogno di circa 80mila euro, finanziamento che si nutre del buon cuore di benefattori di varie zone del mondo e che ha catturato l’interesse anche di donatori e aziende italiani. “Abbiamo ricevuto tante promesse di donazione, noi ci affidiamo alla Provvidenza”, commenta don Ferdinando Castriotti, lucano di Venosa, 47 anni di cui circa 24 vissuti da sacerdote e missionario in Terra Santa, in Ciad e in Honduras, dove si è fatto carico delle sorti della popolazione di El Paraiso e ha scelto di avviare in quella terra un’avventura imprenditoriale per la sua gente.
Il progetto El Cafè del Padre è una iniziativa promossa per la produzione e la commercializzazione del caffè della tipologia Arabica coltivato dalla Finca Casa Alivio del Sufrimiento nel Dipartimento di El Paraiso in Honduras, nata grazie a don Castriotti. L’azienda agricola, fondata da don Ferdinando durante il suo periodo da missionario in quelle aree, conta oggi circa 200 piccoli produttori di caffè, con terreni che arrivano al massimo ad un ettaro; è tuttavia carente di strutture per la trasformazione del caffè verde. Da qui l’idea di raccogliere i fondi necessari per l’acquisto degli impianti di base per il pre-trattamento, la tostatura, la molitura e il confezionamento del caffè. Il progetto prevede la realizzazione di una linea semiautomatica per la pulizia e la decorticazione del caffè, la tostatura, la molitura e il confezionamento. L’obiettivo è realizzare un prodotto di qualità in grado di affermarsi sul mercato e soprattutto di migliorare la redditività agricola della coltivazione del caffè, così da aumentare l’occupazione diretta e utilizzare i proventi per il sostegno alle attività di solidarietà.
«Stiamo bussando alle porte di tanti, l’intenzione è avviare il progetto El Cafè del Padre, dare una speranza alla gente di El Paraiso e diventare autonomi nella gestione delle molteplici attività di solidarietà, senza più dipendere dalla carità degli altri», spiega a Mondo E Missione il sacerdote venosino. A El Paraìso, grazie a don Ferdinando ed ai gruppi di volontariato locale, esistono diverse realtà a servizio degli ultimi. Tutto è iniziato nel 1998 quando il prete venosino fa sorgere la ‘Casa Ave Maria’ che, oltre ad un asilo, è servita ad accogliere coloro che avevano perso la casa dopo il passaggio dell’uragano Mitch. Poi, dal 2008 al 2009 è stata la volta del ‘Centro di carità Madre Teresa di Calcutta’, con tre cliniche, una farmacia e un centro di accoglienza per stranieri, e della ‘Casa di riposo Don Dante Casorelli’ dove trovano cura oltre 50 anziani. Per gli adolescenti ha realizzato l’Istituto ‘Oscar Andreas Rodriguez’, una scuola a tutto campo dove, ogni quindici giorni, i giovani possono seguire lezioni a distanza attraverso un canale televisivo e uno radiofonico dedicato. Per i più piccoli, invece, c’è ‘Comedor infantil’ che ospita oltre 40 tra bambini e bambine, molte delle quali hanno trovato anche nella Casa Gran Arbol, sorta nel 2011, un rifugio dopo anni di soprusi e violenze. Inoltre, in stretta collaborazione con la Fondazione Exodus di Don Mazzi, è nato il centro di recupero ‘Juan Pablo Segundo’ per le tossicodipendenze da alcool e droghe.
Gli indifesi, gli ultimi degli ultimi, i malati diventano i destinatari privilegiati della missione di don Ferdinando, che pensando alle difficoltà delle popolazioni locali ad essere curate adeguatamente o anche semplicemente ad ottenere medicine altrove facilmente reperibili e di uso comune apre ‘Casa Alivio del Sufrimiento’, un ospedale intitolato a Padre Pio da Pietrelcina, finanziato dalla giunta regionale della Basilicata, dove la comunità può sperare in una vita migliore.