Dall’ospedale diocesano di Parintins, la seconda città più popolosa dell’Amazonas dopo Manaus, suor Laura Cantoni descrive una situazione drammatica, legata alla nuova variante brasiliana del SARS-CoV-2
«Ero a Manaus quando la situazione è esplosa, all’inizio di gennaio. Sono tornata il prima possibile a Parintis in ospedale, e… nemmeno i medici hanno mai visto una cosa del genere. Deve essere davvero una nuova variante del virus, molto più aggressiva per la gravità dei casi e per il fatto che per la prima colpisce giovani sani, che rapidamente peggiorano».
A parlare è suor Laura Cantoni, 50 anni (a sinistra, nella foto), responsabile amministrativa dell’ospedale diocesano di Parintis “Padre Ferruccio Colombo”, fondato dal Pime. Parintis si trova nello stato brasiliano dell’Amazonas, interessato da una delle varianti del SARS-CoV-2 più preoccupanti. La cosiddetta variante P.1 ha una nutazione in comune con la variante «sudafricana», che sarebbe in grado di neutralizzare gli anticorpi al coronavirus. È stata identificata nella capitale dello Stato brasiliano di Amazonas, dove si stima che a ottobre il virus aveva già colpito il 76% degli abitanti. Alcuni studi ipotizzano che sia proprio l’alta percentuale dei contagiati – in aree dove la pandemia si diffonde in modo incontrollato – a indurre il virus a mutare per “cercare altre strade” per diffondersi.
Dopo Manaus, Parintins, 120 mila abitanti, è il secondo comune più popoloso dello stato dell´Amazonas. Ha solo due ospedali, quello municipale con 100 letti e quello diocesano con 85, dove lavora sour Laura Cantoni. Oltretutto, queste due piccole strutture sanitarie fanno da riferimento anche per i casi gravi dei municipi più vicini, per un bacino totale di 350 mila persone.
«È da metà marzo dello scorso anno che siamo in emergenza», dice la missionaria dell’Immacolata. «A Parintins siamo già alla terza ondata: la prima ha avuto il suo culmine tra giugno e luglio, una seconda a settembre e ottobre e adesso uno tsunami!».
Suor Laura descrive descrive file di persone fuori dagli ospedali che non riescono ad essere ricoverate, scene di panico e disperazione. Ma a preoccupare di più è la mancanza di ossigeno. «Non abbiamo nemmeno una bombola di ossigeno portatile al pronto soccorso perché abbiamo dovuto prestarla al reparto Covid, e il municipio non ce ne dà un’altra».
All’inizio della pandemia il sistema sistema sanitario municipale è stato riorganizzato per riservare l´ospedale municipale solo per i casi Covid, visto l’alto numero dei contagiati. Da mesi piccolo ospedale Padre Colombo è sotto pressione, perché gestisce tutta la chirurgia ortopedia, ostetricia, neonatologia e pediatria più il pronto soccorso. «In mezzo a mille difficoltà eravamo riusciti ad andare avanti», dice suor Laura. «Adesso però il sistema è entrato in crisi». La situazione che la missionaria descrive è drammatica. Mancano posti letto, medici e personale «contiamo già due medici morti, due sono intubati, vari infettati, anche infermieri e personale di appoggio». Mancano attrezzature sanitarie: «giovedì c´erano sei persone da intubare e solo tre respiratori», continua suor Laura. «I medici hanno preso le strutture dalla seconda sala operatoria del centro chirurgico dicendomi “suora, prega che non ci siano due operazioni di urgenza in contemporanea!”».
«Già fine settimana scorsa l´ospedale Padre Colombo aveva aiutato l´ospedale municipale dando ossigeno, ma giovedì scorso ci hanno chiesto urgentemente aiuto perché ne avevano solo per poche ore», racconta suor Laura. «Anche il nostro ospedale era al limite delle scorte, in previsione del rifornimento che doveva arrivare nel fine settimana, ma non potevamo non aiutare per ‘troppa prudenza’. Così, mentre il sindaco si dava da fare per far venire urgentemente ossigeno da fuori, da noi c’è stata una corsa contro il tempo per aprire un nuovo reparto nel “Padre Colombo” liberare letti legati alla rete di distribuzione dell´ossigeno e accogliere 15 pazienti covid dall´ospedale pubblico».
Il nuovo “reparto” è stato ricavato nell’ultimo spazio disponibile: «la sala giochi dei bambini ricoverati, che era diventata deposito in maggio quando la pediatria era stata trasformata in reparto maternità covid», sono le parole di suor Laura. «Non si è pensato due volte ad aiutare per non lasciare la gente morire soffocata per mancanza d´aria: medici e pazienti dell’ospedale municipale raccontano di situazioni terribili. Quando a mezzanotte sono finalmente stati tutti sistemati, avevamo tra i pazienti una vera “nostra” famiglia: un sacerdote diocesano, catechisti, un ginecologo che lavorava in ospedale, un giovane infermiere del centro chirurgico, un tecnico di radiologia e aiutanti infermieri; più fratelli, zii, cugini, genitori di uno o dell´altro». Nel fine settimana, fortunatamente, è arrivata la fornitura di ossigeno. Ma la vita dei pazienti dei due ospedali è appesa a un filo. L’ossigeno a Parintins arriva in barca in camion cisterna da Manaus, 24 ore di viaggio.
Chi volesse aiutare suor Laura può farlo attraverso il Fondo S140. Emergenza Coronavirus nel mondo» attivato dal Pime per sostenere i missionari nell’emergenza Covid. Per informazioni sugli interventi e modalità di donazione leggi qui