Non si arrestano i pericoli per l’Amazzonia: il presidente Bolsonaro ha presentato un disegno di legge che permetterebbe a terzi non indigeni di sfruttare le risorse delle riserve indigene, mettendo ulteriormente in pericolo le popolazioni che vi abitano
È stata presentata ieri una nuova proposta di legge del presidente del Brasile Jair Bolsonaro riguardo lo sfruttamento delle risorse nelle aree delle popolazioni indigene. Il progetto è stato presentato in occasione dei 400 giorni di presidenza di Bolsonaro, e secondo il governo pone le “condizioni specifiche” per lo sfruttamento delle terre protette delle comunità native. Il disegno di legge consentirebbe l’attività mineraria, lo sfruttamento di petrolio e gas e la produzione di energia elettrica nelle riserve indigene. Più specificamente il progetto condiziona l’ingresso dei garimpeiros, minatori illegali, terzi non indigeni ai quali potrebbe essere permesso di sfruttare le risorse minerarie delle riserve.
Nella visione del governo questa legge, che sarà portata in votazione a giorni al Senato e alla Camera dei deputati, dà attuazione all’articolo 231 della Costituzione del 1988. Secondo la presidenza, infatti, è stata la mancanza, da parte delle legislazioni precedenti, nel regolamentare l’articolo 231 a causare lo sfruttamento illegale delle risorse, così, sempre secondo il governo, il nuovo progetto di legge è stato redatto con l’intento di aumentare “l’autonomia e la libertà” di scelta delle popolazioni indigene. Gli stessi indigeni potranno sfruttare economicamente le loro terre attraverso attività agricole e il turismo, che attualmente è vietato nelle riserve.
La proposta di Bolsonaro, quindi, comprende effettivamente disposizioni per la consultazione delle comunità indigene e richiederebbe l’approvazione del Congresso per sviluppare qualsiasi progetto minerario o di produzione di energia idroelettrica. Tuttavia, i funzionari del governo hanno detto che le comunità indigene non avranno il diritto di porre il veto sui progetti una volta che saranno stati autorizzati dal Congresso.
Secondo Bolsonaro gli indigeni ostacolerebbero lo sviluppo economico del Paese, occupando il 13% del territorio brasiliano con le loro riserve. Ma l’estrazione mineraria metterebbe in pericolo l’esistenza stessa delle comunità brasiliane e accelererebbe la deforestazione.
Se la presidenza ha definito questo nuovo progetto un “sogno” quindi, le comunità indigene l’hanno invece definito un “progetto di genocidio” e 600 leader indigeni si sono riuniti nello stato del Mato Grosso definendo il nuovo progetto di legge un “genocidio, etnocidio ed ecocidio”.
Bolsonaro non si è poi fatto mancare affermazioni velatamente razziste, per le quali nei mesi passati era già stato denunciato dai leader indigeni: “Spero che questo sogno diventi realtà con i voti dei parlamentari”, ha detto il Presidente, “L’indigeno è un essere umano esattamente come noi. Ha un cuore, ha sentimenti, ha un’anima, ha desideri, ha bisogni, ed è brasiliano come tutti noi”. E ha poi aggiunto “Subiremo la pressione degli ambientalisti. Queste persone legate all’ambiente, se potessi un giorno le confinerei in Amazzonia, dato che a loro piace tanto l’ambiente”.
Oltre all’estrazione mineraria, la proposta di legge di Bolsonaro prevede la creazione nelle riserve di piantagioni agricole su larga scale (per esempio la soia), attualmente vietate dalle leggi ambientali.