Un missionario del Pime brasiliano da San Paolo analizza il voto in cui domenica il Brasile sceglierà tra Jair Bolsonaro e Fernando Haddad. Rilanciando l’appello dei vescovi: «Si voti rigettando la violenza»
Domenica il popolo brasiliano sceglierà il presidente che governerà il Brasile per i prossimi quattro anni. Com’è noto il balotaggio è tra Jair Bolsonaro del PSL e Fernando Haddad del PT.
Appare evidente che dopo quattro governi a guida PT – e una breve parentesi con Temer – il Brasile subirà una svolta ancora più a destra e in senso conservatore. La sinistra e la stampa progressista parlano del rischio di una riduzione della lotta alle diseguaglianze sociali e di minore attenzione alle minoranze. Si teme anche una riduzione del sistema dei sussidi e delle pensioni, sotto attacco per essere una delle cause principali del deficit del Paese (anche se Bolsa Familia, il programma di welfare avviato nel 2006 da Lula e in grado di far uscire dalla povertà milioni di brasiliani, probabilmente non verrà toccato, dal momento che vale meno dell’1% di una legge finanziaria). Altro punto in programma è la riduzione del carico fiscale, che è uno dei più alti del Sudamerica.
I social media hanno giocato un ruolo fondamentale in queste elezioni. Vale la pena ricordare che sei brasiliani su dieci si informano via WhatsApp mentra la tv si è dimostrata sempre meno influente nell’indirizzare le opinioni nel Paese
IL NUOVO PARLAMENTO BRASILIANO ELETTI IL 7 OTTOBRE 2018
Dalle urne sono usciti i nomi di 54 degli 81 senatori brasiliani (due eletti per ognuno dei 27 stati, mentre il terzo verrà eletto tra quattro anni) e dei nuovi 513 deputati, eletti in numero proporzionale alla popolazione su base statale.
Il PSL di Bolsonaro ha ottenuto un risultato storico al Congresso nazionale, superando le previsioni di tutti gli addetti ai lavori ed eleggendo 52 deputati federali, rispetto all’unico deputato (lo stesso Bolsonaro) piazzato nel 2014. Anche al Senato federale il risultato è stato simile, con 4 senatori eletti a fronte di zero eletti nel 2010.
Il PT di Lula, Roussef e Haddad ha perso 13 deputati ma si è comunque confermato il primo partito della Camera brasiliana, con 56 seggi conquistati. Al Senato invece si ferma a 4 senatori, contro gli 11 delle elezioni del 2010. Sempre al Senato, il Movimento Democratico Brasiliano (MDB), del presidente della Repubblica uscente Michel Temer, si conferma il primo partito con 12 senatori.
CHI É JAIR BOLSONARO
Il candidato dell’estrema destra si è più volte presentato come il vero difensore del Brasile e ha incentrato il suo discorso sulla sicurezza pubblica, proponendo la reintroduzione delle leggi sull’ordine pubblico in vigore negli anni della dittatura militare (1964-1985).
I media internazionali lo hanno presto etichettato come il “Trump brasiliano” o il “Trump dei tropici”, mettendo a confronto la sua propaganda populista e la costante presenza sui social media con quella del presidente statunitense. Il candidato del Partito democratico laburista, Ciro Gomes, lo aveva anche definito un “piccolo semi-Hitler”. Bolsonaro, nel corso della campagna elettorale, ha evitato i confronti televisivi e ha visto la sua popolarità crescere dopo essere stato accoltellato durante un comizio.
Pur non disponendo di tutte le ricchezze di Trump, col presidente degli Usa Bolsonaro sembra avere molti punti in comune: è un fervente sostenitore delle armi per tutti, è un religioso nazionalista, anti-gay, sessista, e il suo slogan è “il Brasile sopra ogni cosa, Dio sopra tutti”. Ex militare e rappresentante dell’estrema destra, Bolsonaro sembra trovare molto consenso tra i giovani, nonostante definisca ‘vagabondi‘ coloro che si battono per i diritti umani e sostenga che in Brasile non ci sia mai stata una dittatura tra il 1964 e 1985.
È famoso inoltre per alcune «perle», come l’aver detto ad una deputata “non ti stupro perché non te lo meriti” e aver dedicato il suo voto per l’impeachment della ex presidente Dilma Roussef a Carlos Alberto Brilhante Ustra, capo dei torturatori durante la dittatura. Non si definisce populista, ma «una minaccia per le oligarchie, i corrotti e chi vuole distruggere i valori della famiglia». Un refrain che a molti potrà sembrare familiare… Nonostante occupi lo scranno parlamentare da ben ventisei anni, Bolsonaro non ha all’attivo grandi risultati: ha visto approvati solo 2 dei 171 progetti di legge da lui presentati, e ha riconosciuto candidamente di avere una comprensione superficiale dell’economia. Gode però di una grande copertura sui media e del numero più alto di follower sui social network di tutti i politici brasililani.
LA POSIZIONE DELLA CHIESA
In questo difficile momento che sta vivendo il Paese, la Chiesa ha invitato i brasiliani a votare rigettando la violenza e scegliendo con attenzione quei candidati che si battono per il bene comune. La Chiesa dice a tutto il suo popolo di pregare, di esaminare i candidati. Dice sempre di scegliere con responsabilità, senza odio e senza volere il male l’uno dell’altro, ma scegliere quanti possono dare vita a un governo che porti avanti il bene del nostro Paese e delle nostre città. Speriamo non ci siano problemi di divisioni, degli uni contro gli altri. Possono esserci sensibilità diverse, opinioni diverse ma siamo membri dello stesso Paese, dello stesso Stato e come cristiani vogliamo fare il bene di tutti.
La Conferenza nazionale dei vescovi del Brasile (Cnbb), in occasione della Giornata della Patria, 7 settembre, esprime, si rivolgeva a tutti i brasiliani dicendo che nonostante lo scenario di disincanto, giustificato dalla cattiva condotta di un gran numero di attori politici, le elezioni offrono la possibilità concreta di cambiare il corso della nazione brasiliana. «Lungi dallo scoraggiarci, questa realtà ci sfida e ci mette in uno stato di vigilanza», scrivevano i vescovi.
Il messaggio insisteva sulla «forza di cambiamento del popolo». «È nelle nostre mani collaborare per far sì che ciò accada – proseguiva la nota – partecipando alle elezioni, che rivestono un ruolo chiave nella società democratica. Lo Stato democratico di diritto va rafforzato e difeso sempre di più, e non si conforma ad atteggiamenti come autoritarismo, fondamentalismo e intolleranza. Al contrario, richiede rispetto tra le persone e realizzazione dei diritti fondamentali della popolazione, specialmente dei più poveri e fragili, con i necessari investimenti su sanità, educazione, sicurezza pubblica e cultura».
Ora – guardando al ballottaggio – i vescovi brasiliani invitano «a valutare seriamente ciascun candidato, le sue promesse, la sua campagna elettorale, le alleanze del suo partito e il suo passato politico». La scheda bianca o nulla, invece, ammonisce la Presidenza della Cnbb, «favorisce la peggior politica e indebolisce la democrazia».