L’avanzata del coronavirus si intreccia con la crisi politica a Brasilia. Circolano voci di un «golpe bianco» ma c’è chi sostiene che sia stato Bolsonaro stesso a dare più poteri al ministro Braga Neto, un altro ex generale. San Paolo è divisa mentre nelle periferie l’emergenza sociale si fa ogni giorno più grave
In queste ultime ore il Brasile sta affrontando diverse crisi. C’è quella sanitaria: sabato 4 aprile i dati ufficiali parlavano di 432 morti in tutto il Paese ma le fotografie dei cimiteri di San Paolo hanno fatto il giro del mondo, lasciando intendere che il virus sta colpendo molto duramente, ma mancano i test per accertare che la causa del decesso sia proprio legata alla pandemia. C’è l’emergenza sociale, con i prezzi degli alimenti di base che sono aumentati a dismisura e con migliaia di persone che hanno perso il loro impiego a causa della chiusura di molte attività, commerciali e non; e così, soprattutto nelle aree già povere, in particolare nelle periferie delle città più grandi, si soffre ancora di più la fame. E poi c’è quella politica, più silenziosa ma altrettanto pericolosa: nelle ultimissime ore infatti alcuni media internazionali hanno fatto circolare la notizia secondo cui a Brasilia (sede del Governo centrale), tra venerdì e sabato, si sia consumato una specie di colpo di Stato istituzionale.
TEORIE. La notizia è comparsa in questi termini, salvo poi essere stata modificata. Lo scoop è apparso in primis sul sito DefesaNet.com, portale di informazione degli ambienti militari, poi è stato rilanciato da Horacio Verbitsky, giornalista argentino famoso in tutto il Sud America per i suoi lavori di indagine. Quindi anche La Repubblica ha parlato di “golpe branco” e di una maggior assunzione di poteri da parte dei militari, senza l’uso della forza. La scolta – che al momento però non trova riscontro sui più importanti media brasiliani come nemmeno su quelli internazionali – consisterebbe in un passaggio istituzionale dei poteri del presidente della Repubblica, Jair Bolsonaro appunto, nelle mani di Walter Sousa Braga Neto, già ministro della Casa Civil, già generale dell’esercito, ora anche Capo di Stato Maggiore, quindi con molti più poteri rispetto a prima.
IPOTESI. Nei fatti parrebbe qualcosa di molto lontano da un vero e proprio colpo di Stato. Le possibilità sono infatti sono due: da un lato la scelta potrebbe essere stata condivisa dallo stesso Bolsonaro, che secondo molti è in ottimi rapporti con il ministro Braga Neto, per lasciargli maggiori poteri e spostare l’attenzione mediatica che nelle ultime settimane lo aveva ripetutamente messo all’angolo sul ring internazionale. Dall’altro lato, si affaccia l’ipotesi di un accordo tra i ministri più forti e i capi militari brasiliani per esautorare politicamente Bolsonaro e prendere le redini del Paese in un momento di fortissima difficoltà e di massima incertezza, offrendo una leadership forte.
CRISI. Per capire meglio questi ultimi fatti bisogna però allargare la prospettiva. L’emergenza coronavirus non ha fatto altro che aumentare la bagarre politica nel Paese, soprattutto tra lo stesso Bolsonaro e i suoi “alleati” e ministri. I governatori degli Stati più grandi e importanti, come quello di San Paolo o di Rio de Janeiro, hanno più volte ingaggiato una battaglia politica con il presidente, accusandolo di non avere le idee chiare sulle misure da adottare per prevenire un disastro su larga scala. Anche il ministro della Salute, Mandetta, apparso più volte in televisione, non ha nascosto di avere idee opposte a quelle del presidente della Repubblica e da molti era stato osannato come possibile erede. In città non sono mancate le manifestazioni: a quelle “pro Bolsonaro” si sono contrapposte quelle spontanee dei quartieri borghesi delle principali metropoli (San Paolo su tutte), con centinaia di migliaia di cittadini che al crepuscolo si sono affacciati alla finestra sbattendo pentole e coperchi per criticare l’operato del capo della Nazione (manifestazioni che stanno proseguendo). La Folha de São Paulo, il più importante giornale del Brasile, ha diffuso oggi un sondaggio dell’istituto Data Folha secondo cui il 59 per cento dei brasiliani pensa che Bolsonaro non debba lasciare il suo ruolo, mentre il 39 per cento auspica che il presidente lasci i suoi poteri a qualcuno di più competente.
FAME. Spettri di una battaglia politica che sta lasciando morti “per strada”. Perché in tutto il Paese crescono i contagi e con essi sale anche il numero dei morti accertati. Le periferie e le favelas si stanno organizzando ma c’è il rischio concreto che diventino delle vere e proprie “bombe a orologeria”, perché la sofferenza e la fame dei poveri, degli ultimi, dei dimenticati, può sfociare in atti di violenza che rischiano di segnare ancora di più questo tragico momento del Brasile.