Di Haiti non si parlava mai prima del terremoto. A sei anni dalla tragedia è di nuovo un’isola dimenticata. È il giudizio di Caritas Italiana, che oggi ha pubblicato un intero dossier sulla situazione dell’isola caraibica, descrivendo miseria e disuguaglianze e rendicontando i progetti realizzati con le donazioni.
Sei anni fa, il 12 gennaio 2010, un violentissimo terremoto colpiva Haiti, provocando almeno 230 mila vittime accertate, oltre 300.000 feriti e un milione e mezzo di senza tetto.
A sei anni di distanza Caritas italiana fotografa una situazione tutt’altro che rosea, attraverso un ampio dossier intitolato “Concentrato di povertà. Investire nella scuola per liberare un Paese” che fornisce una panoramica generale dell’estrema difficoltà in cui verte Haiti e delle forti diseguaglianze che la contraddistinguono.
“L’impressione è quella di una collettività ormai abituata a vivere nella sofferenza dell’emergenza” – si legge nel rapporto -, in balia della microcriminalità; un popolo in cui la maggioranza vive in uno stato di sottoalimentazione ma che ha sviluppato una forza fisica e psicologica tali da riuscire a sopravvivere in condizioni estreme. Tutto è ridotto al minimo indispensabile, come il consumo di acqua, che è vitale e spesso difficile da reperire; c’è chi cammina chilometri per recarsi alla fonte più vicina. Questa condizione di povertà ha intensificato l’esodo di chi abita in campagna verso la capitale o i principali centri urbani, per poter aver accesso ai principali servizi di base (strade, luce, acqua, ospedali, scuole) e cercare delle opportunità, ingrossando a dismisura le periferie. Chi invece decide di restare nelle zone rurali, vive per lo più di un’economia di sussistenza”.
Il rapporto di Caritas si concentra sulle disuguaglianze economiche e di stili di vita nell’isola: il 10% degli haitiani è estremamente ricco e possiede il 70% delle entrate dell’intero Paese, mentre due haitiani su tre vivono con meno di due dollari al giorno. La società haitiana è divisa in due: ci sono posti in cui possono accedere solo i pochi ricchi, quartieri nei quali i mezzi pubblici (tap tap) non hanno il permesso di entrare, ristoranti costosissimi e supermercati riforniti di ogni bene. Per contro esistono luoghi isolati quasi irraggiungibili, quartieri come Cité Soleil, in cui la polizia ha paura ad entrare perché sono totalmente in mano a delle bande, e il livello di delinquenza è spaventoso, tanto che alcuni bambini girano con le armi per potersi difendere”.
Sei anni fa, attraverso la colletta straordinaria promossa dalla Conferenza Episcopale Italiana, Caritas Italiana raccolse dai donatori 25 milioni di euro. Fondi che – si legge nel rapporto – a oggi sono serviti a finanziare 192 progetti di solidarietà, per un importo di oltre 23 milioni di euro, pari al 92,6% di quanto raccolto. Oltre alla prima emergenza e all’assistenza alimentare e sanitaria, i progetti di Caritas hanno riguardato soprattutto lo sviluppo rurale e l’aiuto ai contadini. La scuola e il carcere sono stati altri settori di intervento. Nel rapporto è contenuta anche un’indagine sulle scuole haitiane con interviste e dati raccolti sul terreno.
Per quanto riguarda l’istruzione, Caritas riconosce che in questi anni sono stati fatti molti progressi: per esempio è aumentato il numero di anni di studio obbligatori e tante energie si sono impiegate a livello di formazione, miglioramento strutturale e di inclusione; ma la strada da percorrere è estremamente lunga. Gli interventi fatti in tal senso sono stati eseguiti quasi esclusivamente presso la capitale, Port-au-Prince, e nei principali centri urbani in un numero ridotto di istituti. Nelle zone rurali, in cui mancano i servizi di base (strade, trasporti, ambulatori, acqua, energia elettrica, servizi igienici, ecc.) a livello di istruzione non sono stati percepiti cambi sostanziali, le lacune e le carenze restano enormi e continuano a rimanere aree marginali, dimenticate e abbandonate al proprio destino.
Il tasso di alfabetizzazione della popolazione al di sopra dei 15 anni è pari al 48,7%, migliora al 74,4% per i maschi e al 70,5% per le femmine se si considera la popolazione compresa tra 15-24 anni. Inoltre la percentuale di bambini che frequentano la scuola primaria è del 76,7% e del 77,7% per le bambine; dati che crollano vertiginosamente per quanto riguarda gli studi secondari: 21,6% per i ragazzi e 29,1% per le ragazze.