Haiti, la rivolta e i poveri di sempre

Haiti, la rivolta e i poveri di sempre

La testimonianza di Maurizio Barcaro, laico missionario sostenuto dalla Fondazione Pime Onlus nell’isola caraibica ancora una volta scossa dai moti di piazza: «L’immagine del popolo di Israele in cammino per 40 anni nel deserto, è quella che si adatta meglio per me a questo popolo»

 

E la storia si ripete…….barricate infiammate, strade bloccate, massa di gente sulle strade a manifestare, soliti giovani che cercano la guerriglia urbana con la polizia, gruppi di approfittatori che saccheggiano e distruggono, morti, feriti, paese bloccato. Immagini viste spesso da qualche mese a questa parte. E successo a luglio quando il governo annunciò l’aumento della benzina e quella volta per calmare gli animi fu silurato il primo ministro. Poi verso la fine di novembre ancora, la folla chiedeva la destituzione del Presidente che sembra sia coinvolto in uno scandalo di corruzione, ma dopo una settimana o poco più tornò la calma. Un po’ di calma per Natale, si diceva, e poi sarebbero tornati sul ‘dossier’.

Ed eccoci ora a febbraio, con il caos che regna ovunque in Haiti, esattamente come promesso. Questa volta la gente è più arrabbiata e determinata anche a causa della inflazione paurosa che si e installata da circa un mese e che ha fatto alzare i prezzi di beni di consumo come riso, olio, fagioli, farina, mais e altro anche del 50% in poco tempo. Già i prezzi erano alti prima con i miseri stipendi che la gente comune prende (per chi ha la fortuna di lavorare) figuratevi ora.

Siamo a undici giorni di protesta più o meno violenta senza pausa questa volta. Cominciano persino a scarseggiare cibo, medicine e beni di prima necessità. Magazzini, negozi, market non aprono per paura. I saccheggi sono stati molti. Le strade sono bloccate dappertutto e le macchine o i mezzi pubblici non circolano o rischiano di essere prese a sassate o bruciate. Strade di comunicazione che vanno verso il nord o il sud del paese sono tagliate fuori nei due sensi e quindi non circolano provviste alimentari o beni di prima necessità e le cose sono ancora più drammatiche in cittadine come Cap Haitien, Gonaïves, Saint Marc al nord o Cayes, Jacmel e Jeremie verso il sud, sud-ovest. Cittadine che sono rifornite di tutto a partire dalla capitale ma visto che le vie di comunicazione sono bloccate nei due sensi, non c’è nulla che entra o esce. Scarseggia anche la benzina ovviamente, diverse pompe sono state danneggiate e saccheggiate per protesta e quindi anche loro hanno paura. Sotto un punto di vista politico, l’opposizione approfitta della situazione – e in parte è causa della situazione – con la speranza di prendere loro le redini del Paese.

Undici giorni e la tensione non sembra diminuire cosi come la determinazione della folla che vuole a tutti i costi che il presidente se ne vada… e questo popolo che con determinazione ha scacciato le truppe di Napoleone e destituito un dittatore come Duvalier o un sognatore come Aristide e tanti altri… non sarebbe una sorpresa se una volta di più riuscisse nel suo intento. Nel frattempo tutto è paralizzato: scuole, banche, negozi, magazzini, commercio, le poche fabbriche di assemblaggio… tutto.

I poveri sono già abituati a lottare giorno dopo giorno per trovare di che vivere e quindi per loro non è che sia poi così tragico. Migliaia sono i giovani e i disoccupati che non hanno niente da fare e hanno le tasche vuote e per loro è un diversivo interessante saccheggiare e derubare. E poi ci sono quelli che lottano veramente per la causa. Lottano e parlano per dei prezzi giusti, dei salari equi, per poter mandare i figli a scuola e poter aver la possibilità di essere curati se malati. Tutte cose che qui non sono date per scontate.

L’ambasciata americana sconsiglia viaggi ad Haiti e invita il personale non necessario americano ad andarsene e cosi fanno anche canadesi, francesi e persino dall’ambasciata italiana a Panama è arrivato lo stesso invito. Nel frattempo decine di religiosi stranieri sono bloccati in posti di provincia e anche diversi turisti in qualche resort al nord del Paese. Per loro si parla di mobilitare elicotteri per andarli a prendere. L’aeroporto e aperto e ci sono voli che vanno e vengono anche se non tutti. Il problema è come andare all’aeroporto o tornare e immagino che si possa fare molto presto al mattino o tardi di sera quando le barricate sono incustodite e si possono aggirare con le moto. Gli haitiani lo fanno senza problemi, per gli stranieri è un po’ rischioso.

Ad Haiti ci sono delle famiglie ricchissime che hanno il controllo fisico dell’economia del Paese. Famiglie che ovviamente non pagano tasse e fanno quello che vogliono. Poi c’è la classe politica… gente alla quale poco importa il credo politico, la prima regola è quella di pensare a se stessi e a famiglia…..di arricchirsi appena si può. Poi ci sono le organizzazioni umanitarie che offrono un palliativo al popolo e un’opportunità ai politici di lavarsi le mani dei problemi del Paese perché tanto ci sono loro. E infine c’è la massa della gente comune, gente più o meno povera che ha imparato da sempre ad arrabattarsi e trovare qualche espediente per vivere, anzi, sopravvivere. Gente che si accontenta e basta loro avere cibo a sufficienza, scuola per i bambini e salute, non hanno pretese esagerate.

Sono in Haiti da 25 anni e di situazioni come questa ne ho già vissute e mi fa sinceramente male al cuore che una volta di più ci si ritrovi in una situazione del genere. Francamente questa inflazione è terribile, Certo avvantaggia gente come me che ha un conto in dollari americani in banca ma la gente comune è soffocata da questa inflazione… se ci fosse un modo per il governo di aumentare i salari proporzionalmente (o quasi) all’aumento del cambio gourdes/dollaro la gente potrebbe accettare la cosa; ma così è impossibile per loro.

Undici giorni sono passati, per ora noi alla missione non abbiamo troppi problemi. Cibo, acqua, gas, carbone……abbiamo fatto rifornimenti prima, sapendo che la cosa sarebbe stata lunga. Oggi è domenica, di mattina sicuramente non ci saranno troppi disordini e qualche ‘commessa’ andrà a vendere prodotti per le strade e la gente potrà farsi qualche scorta……poi è annunciata una manifestazione per il pomeriggio che porterà dalla città fino alla casa del presidente, sui monti della zona ricca di Petion Ville. Vedremo che succede. Che il presidente sia destituito non credo sia una buona cosa per il Paese. È successo altre volte e c’è purtroppo un ‘vuoto’ che dà il via a un periodo di anarchia, bande armate, delinquenza e altro. Un periodo di ansia e paura.

L’immagine del popolo di Israele in cammino per 40 anni nel deserto, è quella che si adatta meglio per me a questo popolo haitiano che da 33 anni ha intrapreso il cammino della democrazia timidamente, ma il cammino sembra arduo e lungo per loro. Da 25 condivido con loro in qualche modo questo cammino e di cambiamenti ce ne sono stati, sensibilmente anche in meglio. Ma la gente che vive in povertà e miseria è sempre troppa e la loro situazione sembra non cambiare mai. Storie come quelle di Madame Sophie che fa l’insegnante e percepisce circa 200 euro al mese (stipendio dignitoso qui) e deve mantenere la sua famiglia di 4 figli, affitto, cibo, scuola, trasporti e eventuali malattie……sono tante. E poi ci sono ancora più storie di famiglie come quella di Madame Bossicaut…..6 figli, nessun marito, nessun lavoro, che vive in una catapecchia di una bidonville …..nessuna speranza di poter pagare la scuola ai figli e una battaglia quotidiana persino per trovare qualcosa da mangiare ogni giorno. Sicuramente uno o più dei suoi figli sono a quelle manifestazioni cosi come migliaia di altri giovani di altrettante famiglie cosi povere.

Non so se nei giorni a venire si scriverà un’altra pagina di storia di questo popolo in cammino, vedremo. Uno dei ‘doni’ di questo popolo è la pazienza ma quando arrivano all’esasperazione, al limite della sopportazione, allora non c’è nulla che possa fermare la loro determinazione.

 

La Fondazione Pime Onlus sostiene l’opera di maurizio Barcaro ad Haiti attraverso il progetto di sviluppo K665 “Haiti: costruzione case dopo Uragano” e il progetto di Sostegno a Distanza P4002. Se vuoi puoi sostenere queste iniziative in questo momento difficile con una donazione on line a questo link