Assassinata un’altra ambientalista dell’organizzazione di Berta Cáceres. Lesbia Yaneth Urquía Urquía, 49 anni, madre di quattro figli, si batteva contro un progetto idroelettrico in terra indigena.
Il corpo di Lesbia Janeth Urquia, che era stata rapita martedì scorso, è stato ritrovato ieri in una discarica nei pressi di Marcala, in Honduras, a circa cento chilometri da Tegucigalpa. La donna è stata uccisa con un colpo di machete alla testa. Faceva parte del gruppo Copinh, l’organizzazione ambientalista e per la tutela degli indigeni, che aveva fra i suoi leader Berta Cáceres, assassinata lo scorso marzo. Un altro attivista del gruppo, Tomas Garcia, era stato ucciso pochi giorni dopo l’omicidio di Caeres in circostanze poco chiare
Quarantanove anni, Urquia, lottava contro la costruzione della diga sul fiume Chinacla, che inonderebbe ettari ed ettari di territorio su cui vive il popolo indigeno dei Lenca, nell’Honduras occidentale. Madre di quattro figli, possedeva due alberghi e un mercatino dell’usato. Fonti della polizia citate da Reuters hanno sollevato il dubbio che il movente possa essere di natura privata e famigliare, ma i membri dell’associazione Copinh negano risolutamente questa possibilità, ricordando che anche per l’assassinio di Berta fu evocato un possibile movente privato. Resta il fatto che dall’inizio dell’anno ci sono tre ambientalisti uccisi della stessa organizzazione e ancora nessun arresto.
Quest’ultimo crimine si somma a una lunga fila di morti dello stesso tipo. L’organizzazione Global Witness ricorda che in Honduras sono stati uccisi 114 ambientalisti in poco meno di dieci anni.
Mondo e Missione ha dedicato l’ultimo numero del mensile ai “Martiri della Laudato Si’, persone come Berta e Janeth tolte di mezzo perché difendevano la terra e i diritti delle popolazioni indigene. Per leggere clicca QUI