Protestavano pacificamente contro la miniera che inquina il fiume Guapinol. Dal settembre 2019 otto attivisti delle comunità locali si trovano in carcere accusati di reati sovversivi; e ora sono stati esclusi anche dal decreto «svuota carceri» varato dall’Honduras a causa del Covid
In carcere accusati di furto, incendio doloso aggravato e associazione sovversiva. E adesso esclusi anche dalla possibilità di beneficiare degli arresti domiciliari garantiti ad altri detenuti per evitare il contagio da Covid-19. E la sorte di otto attivisti della comunità di Guapinol, «rei» di aver organizzato proteste contro la miniera che sta trasformando il loro fiume in una colata di fango. Dall’Honduras – il Paese di Berta Caceres, la più nota tra quelli che abbiamo chiamato i martiri dell’enciclica Laudato Sì – arriva una nuova storia che racconta di come l’impegno per la custodia del creato oggi in alcune aree del creato può essere occasione di aperta persecuzione.
Tutto comincia nell’estate del 2018 quando la comunità di Guapinol si mobilita contro la società mineraria Inversiones Los Pinares che – in un Paese dove il 35% del territorio è ormai in concessione per impianti minerari o energetici – ha ottenuto di poter aprire un nuovo scavo nell’area del Carlos Escaleras Mejia National Park, nel nord dell’Honduras. Il 27 ottobre 2018 sarebbe poi arrivato l’esercito a stroncare quella protesta. Accompagnando la prova di forza con l’emissione di 31 ordini provvedimenti giudiziari per altrettanti membri della comunità. Un primo gruppo di attivisti nel febbraio 2019 si presentò spontaneamente alle autorità, vedendo annullate le accuse nel giro di pochi giorni per manifesta infondatezza. Sorte diversa però è toccata un secondo gruppo consegnatosi – appunto – il 1 settembre 2019: da allora sono trattenuti in custodia cautelare in attesa di giudizio. E proprio in questi giorni è stato reso noto che la Corte d’appello ha resèpinto l’istanza di scarcerazione presentata dai loro legali.
Non solo: nel frattempo l’Honduras, come tanti altri Paesi dell’America Latina, è stato durante colpito dall’emergenza Covid. E come successo in tanti Paesi il governo locale – conscio delle condizioni insostenibili delle proprie strutture carcerarie – ha varato un decreto che ha permesso a molti detenuti di uscire dal carcere. Ma anche questo beneficio è stato negato agli otto attivisti impegnati nella difesa del fiume Guanipol. E questo dà l’idea di quale grave «crimine» oggi sia considerato in Honduras opporsi a un progetto minerario.
Tutto questo succede in un Paese che – nell’annuale rapporto curato da Global Witness – figura al quinto posto nel mondo per il numero di ambientalisti uccisi. Sono stati infatti ben 14 quelli colpiti a morte in Honduras nel 2019.