Che cosa spinge migliaia di persone dall’Honduras, dal Gutatemala o dal Salvador a partire con le carovane per inseguire il sogno di poter entrare negli Stati Uniti? I gesuiti del Messico e dell’America Centrale hanno provato ad analizzare le cause strutturali di questo esodo. Provando a indicare alcune risposte vere da attuare nei Paesi da cui partono i migranti
Uno studio delle Province del Messico e dell’America Centrale della Compagnia di Gesù ha analizzato la crescita delle migrazioni e le preoccupanti situazioni di instabilità sociale in America Latina. Le disuguaglianze crescenti – al pari passo della violenza in Honduras, El Salvador, Guatemala e Messico – sono al centro dell’indagine di una ricerca che offre anche idee per possibili miglioramenti alla difficile realtà dei Paesi latinoamericani.
Affrontare le cause strutturali e culturali delle migrazioni forzate nella regione, è l’obbiettivo che si sono fissati i partecipanti a questo studio per presentare proposte e affrontare le cause strutturali e culturali della migrazione forzata nella regione.
Dai forum tenuti con ricercatori ed esperti delle province, si è ipotizzato che le persone siano costrette a migrare a causa di: 1) una perdita di speranza di poter risolvere la propria situazione familiare e personale quando vedono che il loro contesto locale, nazionale e regionale non migliora né ha la prospettiva di farlo; 2) esiste un bisogno di protezione internazionale contro la sensazione di rischio per insicurezza, violenza per mancanza di risorse economiche; 3) l’attrazione verso gli Stati Uniti è generata dal divario di opportunità e salari che esiste negli States rispetto a Honduras, El Salvador o Guatemala; 4) la necessità di mantenere l’unità o cercare il ricongiungimento familiare.
Quanto poi alle cause strutturali sono stati indicati questi gravi problemi: 1) la disuguaglianza delle opportunità per il pieno sviluppo associata a un modello economico; 2) la delusione sui processi democratici esistenti, evidenziati nel modello nazionale; 3) la carenza dei sistemi fiscali e di protezione sociale; 4) l’influenza del traffico di droga e di armi, 5) la (in)sicurezza, militarizzazione e violazione sistematica dei diritti umani; 6) la vulnerabilità di fronte alle minacce indotte dal cambiamento climatico e dalla variabilità;000 7) l’orizzonte individualistico della vita insieme all’universalismo che privilegia le categorie globali rispetto a quelle locali.
La crescita demografica, unita agli alti livelli di violenza e all’urbanizzazione accelerata, creano una combinazione rischiosa per la stabilità sociale dell’America Centrale. Inoltre, le attività economiche dominanti, concentrano le risorse naturali e generano impatti che le esauriscono, le degradano e le inquinano. I meccanismi di ridistribuzione della ricchezza non funzionano in America Centrale, il mercato del lavoro non procede e nemmeno la politica fiscale, il che rende impossibile fornire beni e servizi pubblici. Il Guatemala è uno dei tre paesi con la spesa pubblica più bassa al mondo. La migrazione forzata diventa un fattore naturale in questo sistema politico fallimentare, dove le rimesse degli emigrati sono ciò che consente di mantenere l’attuale modello di crescita economica.
Alcune soluzioni possono essere quelle di realizzare modifiche al sistema fiscale: per cercare, ad esempio, una maggiore progressività nel sistema fiscale, è necessario rivedere ed eliminare i privilegi fiscali. La revisione della qualità della spesa pubblica, per raggiungere una maggiore parità, è un possibile miglioramento. Rafforzare le politiche pubbliche e la legislazione che garantiscano questo obiettivo; l’eliminazione delle perdite di risorse associate a pratiche corruttive, vengono altamente consigliate.
Il narcotraffico è il risultato di una serie di alleanze economiche, politiche e sociali che vanno oltre la realtà locale e si inseriscono in una realtà continentale. Agire quindi con i governi di tutti i Paesi a partire dagli Usa, fornitore di armi di tutto il continente.
La ricerca ricorda che l’attenzione a queste cause ci deve responsabilizzare nel rispondere ai bisogni immediati di aiuto umanitario, consulenza o orientamento legale e assistenza psicologica. Le migrazioni e la mobilità umane in generale – concludono i gesuiti -, portano buone notizie e cambiamenti positivi per i popoli, arricchiscono la cultura dei luoghi e delle comunità e possono diventare un’opportunità per costruire ponti tra le nazioni e collaborare all’edificazione di un’America inclusiva, solidale, ospitale e giusta.