Intere aree del Paese allagate. In Paraguay il Niño ha fatto piovere nel solo mese di dicembre il 40% delle precipitazioni annuali. Ma il fenomeno era noto e previsto. A fare la differenza – denunciano le associazioni locali – è stata la deforestazione attuata negli ultimi anni. Che continua a dispetto di ogni legge.
“Fino a quando permetteremo il saccheggio delle nostre foreste? Sul periodico del Paraguay “La Nación” compare oggi un duro editoriale a commento delle inondazioni che stanno mettendo alla prova vaste aree del Paese.
Le intense precipitazioni registrate nell’ultimo mese a causa del “Niño” hanno fatto aumentare il livello delle acque del fiume Paraguay, che si sono riversate nelle terre più basse del Paese. Circa 160 mila persone hanno dovuto lasciare le proprie abitazioni, la metà delle quali ad Asuncion, intanto il livello dell’acqua ha raggiunto 7,84 metri. Il solo mese di dicembre ha registrato il 40 per cento delle precipitazioni che dovrebbero esserci in un anno: 460 millimetri di pioggia, il triplo rispetto alla media mensile.
L’aumento delle piogge è un dato di fatto, ma uno dei fattori determinanti delle inondazioni è la deforestazione, denunciano le associazioni locali. “La natura conosce dei clicli nei quali è normale che ci siano temporali e piogge intense” afferma Alberto Yanosky, direttore dell’organizzazione di protezione ambientale “Guyra Paaguay”. “Sapevamo che alla fine del 2015 e all’inizio del 2016 il fenomeno conosciuto come “El Niño” avrebbe colpito Paraguay, Argentina, Bolivia e Brasile. Era un fenomeno annunciato e monitorato dei meteorologi di tutte queste nazioni. Il problema è che boschi e piante,che compiono un’importantissima funzione nell’ammortizzare tutta questa quantità di pioggia, sono stati sistematicamente devastati”.
“In Paraguay abbiamo distrutto il 90 per cento della foresta della Regione Orientale, e lungi dall’aver appreso lezioni da questo, stiamo finendo di disboscare la foresta del Chaco, nella regione occidentale del Paese, a un ritmo di 1500 ettari al giorno” continua Yanosky. “Le radici degli alberi sono fondamentali per permettere alla pioggia di defluire nel terreno. In assenza di alberi l’acqua ricopre i terreni senza essere filtrata ed erode il suolo cancellando ulteriormente i canali idrici e le falde acquifere. Le inondazioni diventano così sempre più frequenti e l’impatto è disastroso”.
La deforestazione in Paraguay è continuata a ritmo battente nonostante esista una legge, la 2425 del 2004, conosciuta come Legge di Deforestazione Zero, che proibisce di riconvertire le superfici forestali in aree agricole o destinate agli insediamenti umani.
La cessione di terre boschive – soprattutto a capitali stranieri – da convertire in allevamento è cresciuta a ritmi vertiginosi nel Chaco, tanto che nel 2014 la regione, secondo uno studio dell’Università del Maryland, ha raggiunto il più alto livello di deforestazione al mondo, con punte che toccano i 280mila ettari l’anno. L’approvvigionamento illegale del legname è un altro problema di fronte al quale le autorità competenti non stanno agendo, secondo l’accusa delle associazioni ambientaliste e de “La Nación”, facendo pagare in questo modo un prezzo altissimo al Paese e alla popolazione locale.