Tornare alle radici dell’umano nelle periferie di San Paolo. Il nuovo progetto di padre Massimo Casaro in collaborazione con l’Ufficio educazione alla mondialità del Pime di Milano
In Brasile c’è un’emergenza educativa. Non uno di quei drammi da prima pagina, ma una silenziosa e insidiosa piaga che coinvolge una grande fetta della popolazione. «Il Brasile di oggi non è certo quello in cui sbarcarono i padri del Pime settant’anni fa. È un Paese in grande crescita, segnato da un forte dinamismo sociale e culturale, ma anche da alcune derive: consumismo, inquinamento, logica del profitto, perdita del senso ultimo delle cose, banalizzazione delle relazioni… In un contesto dove il cattolicesimo non è più egemone, la questione dell’evangelizzazione si pone in termini nuovi e chiede soprattutto di recuperare le dimensioni essenziali dell’uomo». Così racconta padre Massimo Casaro, missionario del Pime a San Paolo dal 2011.
Dopo diversi anni al Centro Pime di Milano e numerose esperienze artistiche e culturali al servizio della fede, il missionario ora è impegnato nell’ideazione di un nuovo progetto che porti nella metropoli brasiliana percorsi di riscoperta della propria umanità: “Il mondo nostra casa comune. Progetto di educazione all’umanesimo integrale”.
«Il nostro desiderio – continua padre Massimo – è quello di aiutare l’uomo a guardare dentro di sé e a riscoprirsi come anima e corpo. Solo a partire da questo, l’essere umano può alzare lo sguardo e indirizzarlo verso il prossimo e verso il Creato».
Tra dinamiche, meeting e attività su tematiche dell’arte e della letteratura, il progetto coinvolgerà i ragazzi delle scuole pubbliche e private di San Paolo e i parrocchiani di alcune comunità della zona. «I beneficiari indiretti del programma saranno i genitori, gli insegnanti, gli educatori… Gli adulti che ruotano intorno ai giovani, i veri protagonisti di questa sfida educativa».
Proprio a loro si indirizzano le attività ideate con il supporto dell’Ufficio educazione alla mondialità del Pime di Milano: «“Il mondo nostra casa comune” è nato dalla condivisione di buone pratiche ed esperienze realizzate in Italia. Anche perché ci siamo resi conto che, pure a migliaia di chilometri di distanza, l’esigenza è la stessa: educare bene per dare forma all’umanità futura. Da più di quindici anni a Milano ci si occupa di formazione dei più piccoli; ora è giunto il momento di varcare le frontiere e raggiungere San Paolo per riscoprire anche lì le potenzialità di un’umanità celata», conclude il missionario.
Il progetto, però, non intende fermarsi dentro i confini del Pime e dei suoi missionari, ma muoversi e svilupparsi in una logica di collaborazione con altre realtà sensibili della società civile brasiliana: «Il Brasile è ricco di competenze e risorse. Ci sono molti partner con cui è possibile collaborare. Operano nel nostro stesso raggio di azione, sarebbe uno spreco non condividere il progetto perché solo facendo rete si costruisce una società a misura d’uomo».
La formazione di una trentina di operatori pronti a incontrare i giovani di San Paolo è già cominciata. Il lavoro preparatorio è molto lungo e delicato, ma padre Massimo non è solo in questa nuova “avventura”: la Fondazione Pime Onlus, infatti, devolverà proprio a questo progetto i proventi dell’iniziativa “La solidarietà non è un pacco: è un regalo”. Anche quest’anno, infatti, tra novembre e dicembre, il Pime sarà presente in alcuni grandi punti vendita d’Italia in occasione degli acquisti natalizi.
La proposta – coordinata dall’Ufficio educazione alla mondialità – è quella di confezionare i pacchetti regalo in cambio di una piccola offerta libera. Un’occasione in più non solo per raccogliere fondi , ma anche per far conoscere il Pime e la sfida che ha raccolto in Brasile a tante persone che non avrebbero altre opportunità per incrociarlo. Ed educare – anche attraverso un gesto semplice – a un Natale aperto alla solidarietà.