Tinte fosche e colori brillanti: il Messico al tempo del Covid

Tinte fosche e colori brillanti: il Messico al tempo del Covid

Come mai dopo 130 giorni dall’inizio del «distanziamento sociale» il Messico continua a registrare un numero di contagi crescenti e un prezzo in termini di vite umane che lo rende il quarto Paese al mondo per morti da Covid-19?

 

Nell’ultima settimana la media dei contagi giornalieri da Coronavirus in Messico si è attestata sopra i 6.000 casi e le persone che hanno perso la vita hanno superato quota 40.000, portando il Messico al quarto posto al mondo nella triste classifica dei decessi e con un trend che fa ipotizzare che presto verrà superata anche la Gran Bretagna. Come mai dopo 130 giorni da quando sono cominciate le norme di distanziamento sociale il Paese continua a registrare un numero di contagi crescenti e un prezzo in termini di vite umane così alto?

Una risposta semplice a questa domanda non c’è: i fattori sono vari, ma al tempo stesso cercare di mettere ordine e provare ad analizzarli può aiutare a capire che cosa stia accadendo.

L’estensione geografica e la popolazione numerosa sono elementi che hanno contribuito e contribuiscono alla complessità del quadro. Ci sono regioni del Paese che per mesi hanno avuto un numero di contagi bassissimo in confronto alla zona di Città del Messico; tuttavia la scelta di adottare un distanziamento sociale poco rigoroso ha fatto sì che le persone abbiano continuato a muoversi. Ciò ha provocato una progressiva circolazione del virus, con una diffusione dei contagi a macchia di leopardo e con tempistiche molto differenti tra loro in base allo Stato.

Non era probabilmente pensabile una quarantena con il blocco degli spostamenti come è stata effettuata in altre parti del mondo. Tantissime persone vivono di un’economia informale e non si possono permettere di poter stare a casa. Al tempo stesso la completa mancanza di una proposta di un piano di aiuti o di misure economiche per fronteggiare l’emergenza, ha fatto sì che le persone abbiano continuato a cercare di sbarcare il lunario, secondo le proprie possibilità. Il 70% dei morti in Messico è rappresentato da persone che hanno terminato solo l’istruzione primaria, segno evidente che chi sta pagando il costo più salato di questa pandemia sono le fasce più fragili.

Un altro esempio è stato quello legato alla strategia dei tamponi: se agli inizi non era immediato creare una struttura capillare che potesse produrli ed esaminarli per seguire e rintracciare i vari casi, mano a mano che il tempo è passato, la scelta di non effettuare un alto numero di tamponi si è trasformata sempre più, in una scelta di strategia politica testarda. Ancora oggi sei tamponi su dieci risultano positivi. In pratica il tampone viene fatto ha chi ha già sintomi evidenti e nel frattempo si continuano a perdere migliaia di asintomatici, che rendono a questo punto impossibile capire la grandezza e la diffusione reale del contagio.

È amareggiante constatare come la dialettica legata al consenso politico rubi molto del tempo e delle energie della classe dirigente. Le strategie sanitarie sono state impugnate come armi per aumentare il consenso o difendersi dagli attacchi dei detrattori. L’uso della mascherina è diventato elemento di contesa di questo stile politico da perenne campagna elettorale. Il presidente e il sottosegretario della salute, voce ufficiale del governo per quanto riguarda l’informazione sulla pandemia, non la indossano pubblicamente. È difficile in questo momento capirne le ragioni, ma così è e intanto il clima sempre più polarizzato divide e indebolisce gli sforzi comuni per cercare di mettere al primo posto il bene comune.

Mi concentro soprattutto sulla politica perché mi pare sia uno degli elementi più fragili di questa situazione. Il governo non sta fronteggiando una dura opposizione, al contrario. L’opposizione politica è frammentata ed ha una voce debole. Le critiche più dure continuano a venire da una buona parte della stampa.
Chi ha governato il Paese nel precedente sessennio ed è ora all’opposizione, è fortemente macchiato dagli scandali accumulati e dalle inchieste che giorno dopo giorno fanno emergere una rete di corruzione e di connessioni con i gruppi criminali che ha infiltrato ogni livello delle istituzioni.
Il governo attuale, sorto con un’identità forte di lotta al sistema corrotto e clientelare, ha ereditato senza ombra di dubbio una situazione difficile, tuttavia sembra oggi impantanato nel dedalo di complessità di un tempo difficile e preferisce aggrapparsi con tutte le forze alla carta delle “colpe dei precedenti” per giustificare le carenze.

Il grande timore è che chi si stia ancora una volta avvantaggiando della situazione, siano proprio i gruppi criminali che non temono di sfidarsi in pieno giorno per il controllo dei territori, né di sfidare lo stato, come è avvenuto il mese scorso attraverso un attentato ai danni del capo della polizia capitolina o con videomessaggi pubblici per legittimare la propria “linea di azione”, con sfoggio di armi e gruppi paramilitari. Come se non bastasse, in una situazione di crisi economica come quella attuale, l’opportunità di investire e avvelenare l’economia del Paese con immense quantità di denaro frutto di illeciti, è troppo ghiotta per questi signori sempre pronti a cercare complici tra la gente comune e chi dovrebbe essere a servizio della società e della legalità.

La partita per l’attuale governo è davvero troppo complessa e delicata per perdersi dietro a frammentazioni di consenso elettorale e non lavorare unendo le forze migliori del Paese per una strategia volta al bene comune.

Le tinte, con cui non senza dolore, ho dipinto la situazione sono senza dubbio fosche. Ciò nonostante, il Messico continua ad essere un Paese che non lesina sui colori brillanti, come sui muri delle case abbarbicate sulle colline attorno a Città del Messico.
È un Paese ricco di bellezze umane e di territorio da togliere il fiato. Stare in mezzo alle persone significa quasi sempre incontrare preoccupazioni tangibili, ma al tempo stesso toccare una speranza fatta di piccole cose e di relazioni quotidiane che hanno tutti i tratti della profezia.

La situazione attuale si gioca sì nell’assunzione responsabile del servizio alto e nobile a cui la politica è chiamata, ma non da meno è giocata nei piccoli semi ostinati che si continuano a gettare insieme alle persone nei più remoti e sconosciuti vicoli del Paese.

 

Foto: una veduta di Ecatepec (Gzzz/WikiCommons)