A San José de Anchieta, nell’estrema periferia di San Paolo in Brasile, una cappella per portare Gesù dove vivono nelle baracche 5 mila persone. Padre Daniele Belussi: «Mai quanto qui ho capito l’urgenza del Vangelo»
San José de Anchieta non è solo il nome del missionario che è apostolo del Brasile. È anche il nome di una favela che si trova nella periferia Sud dell’immensa San Paolo, capitale economica di tutta l’America Meridionale: e lì, in quello spicchio di terra «invaso», dove vivono circa 5mila persone (tra cui quasi un migliaio di bambini e minori) tra baracche di legno e plastica, la prossima settimana verrà ufficialmente inaugurata una cappella, sognata, pensata e voluta da padre Daniele Belussi, missionario del Pime che è stato parroco per circa 3 anni della parrocchia Nossa Senhora dos Anjos.
La cappella, che potrà ospitare celebrazioni, messe e momenti di preghiera e ritiro, è stata approvata 3 anni fa dall’assemblea della favela: votarono a favore tutti i presenti, compresi i non cattolici, che approvarono la proposta di padre Daniele di portare quel segnale di luce e speranza in quell’angolo di Brasile che sembrava dimenticato da tutto e da tutti. «Quando entrai la prima volta in quella terra occupata, mi resi conto dell’ambiente di violenza, della povertà e della necessità di Gesù. Mai come in quella occasione ho capito l’urgenza del Vangelo; urgenza di un Vangelo sconosciuto ai più», racconta padre Daniele.
Il bisogno di avere Gesù al centro della favela ha superato quelli più terreni. «È stato un percorso lungo. Quando sono diventato parroco ho iniziato diverse attività sociali e di evangelizzazione. E mi sono reso conto di quanto fosse urgente l’annuncio di Gesù. Lì ho compreso che il dono più grande che abbiamo è il Vangelo e che le persone attendono che lo gridiamo sui tetti. Il Vangelo è salvezza integrale dell’uomo, è gioia di vivere, è speranza», aggiunge padre Daniele. Che domenica 25 agosto, alla presenza del vescovo emerito della diocesi di Santo Amaro, inaugurerà ufficialmente la cappella che prenderà il nome del luogo stesso in cui è stata costruita.
Nella foto: padre Daniele Belussi davanti alla nuova cappella insieme a Debora, parrocchiana e volontaria che lo aiuta nel lavoro in favela