In un Paese dove il tasso di violenza è già alto, il presidente brasiliano Jiar Bolsonaro ha emenato l’ennesimo decreto che liberalizza il porto e l’uso di armi. Ma per l’opposizione potrebbe essere incostituzionale
Tecnicamente è stato bloccato, o meglio, congelato dalla Procura Federale dei Diritti del Cittadino. Ma resta il fatto che il decreto emanato nei giorni scorsi dal presidente del Brasile, Jair Bolsonaro, è il secondo che liberalizza il porto e l’uso delle armi in poco più di 100 giorni dalla sua elezione alla guida del Paese. Il primo Bolsonaro lo aveva firmato a inizio anno, il secondo è una specie di promessa mantenuta con l’elettorato e va a rendere ancora più flessibili le regole per il possesso di armi da fuoco.
Solo per fare alcuni esempi, il decreto emanato da Planalto aumenta del 99 per cento il numero di munizioni e proiettili che si possono acquistare, consente ad alcune categorie di circolare per strada con l’arma carica e amplia l’elenco di quelle che possono fare richiesta di una pistola, includendo i politici, gli avvocati, i giornalisti e i camionisti. Oltre che i residenti delle aree rurali del Paese, che secondo alcune stime sarebbero oltre 18 milioni di persone.
Il decreto ha sollevato l’ennesimo polverone in Brasile, ricevendo pesanti critiche dai partiti di opposizione, nonché da Ong e associazioni che operano a livello sociale in tutto il Paese. Che ogni anno conta decine di migliaia di omicidi: nel 2018, come emerge da una ricerca del portale G1 basata sui dati ufficiali provenienti da 26 Stati e dal Distretto Federale, sono stati 51.589. Un numero che è comunque calato del 12 per cento (nel 2017 gli omicidi furono 59.128), ma che resta l’immagine di una ferita profonda che sanguina continuamente.
Ora il decreto è sul tavolo degli imputati. La Procura Federale dei Diritti del Cittadino ha detto che la legge è incostituzionale mentre il Congresso è pronto a votare un progetto che di fatto possa cancellare la decisione presa a Brasilia. La discussione è in corso, ma resta il fatto che per il nuovo Governo brasiliano quella delle armi resta una delle priorità per una Nazione che invece meriterebbe maggiore attenzione nel comparto dell’economia, del lavoro e del welfare.