La prima sorpresa delle elezioni brasiliane

La prima sorpresa delle elezioni brasiliane

In attesa del ballottaggio tra Bolsonaro e Haddad previsto per domenica, la prima donna indigena è stata eletta al Congresso federale del Brasile. È Joenia Wapixana, avvocato originaria dello stato amazzonico di Roraima, da anni impegnata nella difesa dei diritti delle popolazioni autoctone che ora l’hanno scelta come loro rappresentante politica

 

Il Brasile e il mondo intero è col fiato sospeso in attesa dei ballottaggi di domenica, quando si saprà se la più grande economia latinoamericana premierà l’ex generale Bolsonaro – outsider della destra senza scrupoli che ha conquistato il 49 per cento dei voti al primo turno – o se viceversa sceglierà di dare fiducia al candidato del Partito dei lavoratori Haddad, alter ego di Lula che parte però con uno svantaggio di diciotto punti dall’avversario.

In questi giorni di limbo in cui le certezze lasciano spazio a proiezioni e sondaggi, gli unici dati definitivi riguardano la prima fase della tornata elettorale del 7 ottobre scorso quando i brasiliani, oltre al nuovo presidente, hanno votato anche i loro rappresentanti al Congresso federale. Proprio spulciando tra i nomi degli eletti, si scopre che le urne hanno già regalato almeno una sorpresa: è la prima volta che una donna indigena viene scelta come deputata a livello nazionale.

Joenia Wapixana – candidata con il partito Rede Sustenabilidade, una rete impegnata contro la corruzione – ha conquistato il 3,17 per cento dei voti nello stato amazzonico di Roraima, abbastanza per sedere nell’emiciclo della camera dei deputati per questa legislatura. Prima di lei solo un altro indigeno, Mario Juruna, aveva fatto altrettanta carriera politica ottenendo un seggio nelle elezioni del 1982.

D’altronde Wapixana, 43 anni, non è nuova a superare i record: qualche anno fa era stata la prima donna indigena a laurearsi in diritto e a diventare avvocato, frequentando l’Università di Roraima prima e poi quella dell’Arizona negli Stati Uniti.  Sia dal punto di vista professionale sia da quello politico, le battaglie che stanno a cuore a Wapixana sono chiare fin dal cognome che la donna ha scelto di adottare e che rappresenta proprio un gruppo etnico del nord del Brasile al quale Joenia appartiene.

Originaria di Truaru da Cabeceira, a 65 chilometri da Boa Vista, da ventitré anni si occupa delle comunità indigene e delle loro difficoltà, diventando un punto di riferimento per movimenti di autoctoni e campagne di sensibilizzazione. Per i suoi sforzi, nel 2004 ha ricevuto il Reebok Human Rights Award riservato agli attivisti per i diritti umani, ma soprattutto la sua gente ha iniziato a stimarla, tanto da sostenerla con convinzione in questa sua prima avventura politica.

«Sono entrata in politica perché c’era bisogno di una rappresentanza delle etnie autoctone al Congresso – ha spiegato in un’intervista rilasciata all’indomani dell’elezione – ma non è stato facile. Lo stato di Roraima di solito sostiene politici consolidati, in campo da molti anni. La difficoltà che ho avuto è stata di convincere la popolazione, indigeni e non, che valeva la pena impegnarsi per fare una campagna onesta».

Wapixana ha aperto una campagna di crowdfundig e così ha finanziato la sua corsa per il Congresso. Nel suo programma la creazione di un sistema scolastico adeguato anche per gli indigeni, l’assistenza medica nei loro territori, la ricerca di soluzioni energicamente sostenibili per l’Amazzonia e la difesa delle terre delle popolazioni autoctone, in particolare la riserva Raposa Serra do Sol, santuario naturalistico dal 2005 i cui confini sono però ancora violati da coltivatori di riso e cercatori di materie prime.

Cambiare le cose non sarà facile. Il Brasile è il paese più pericoloso per chi difende l’ambiente e la terra, inoltre la Camera dei Deputati si è rinnovata in senso conservatore.  Ma niente sembra scoraggiare Wapixana: «Sono indigena, ma lavorerò per i bisogni di tutti. Il Brasile è indigeno, bianco, nero, io lavorerò per i bisogni di tutti. Prenderò il mio lavoro con la serietà e la sensibilità di chi proviene da una classe sociale non favorita dal potere economico. Inoltre sono una donna. Noi, madri, donne, quando abbiamo qualcosa da condividere al tavolo, sappiamo come farlo. Smettiamo anche di mangiare per darlo a un bambino. Questa capacità di condividere è ciò che manca alla politica».

Foto: The Institute for Inclusive Security – Flickr