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Africa liberata

IL BELLO DELLA FEDE
Il dolore del passato, la lotta del presente e la speranza del futuro dei popoli del continente nell’opera dell’artista etiope Afewerk Tekle
  Maggiore artista etiope contemporaneo, Afewerk Tekle (1932-2002) vanta una vasta produzione che comprende dipinti, murales, mosaici, statue, vetrate, ma anche disegni per francobolli, poster, bandiere e abiti da cerimonia. I soggetti principali sono il mondo africano e quello cristiano, rappresentati attraverso un linguaggio artistico aperto agli influssi esterni e allo stesso tempo fortemente focalizzato sulla realtà e sulla storia dell’Africa. Due tensioni che si amalgamano e si fondono senza contrasti, come nel dipinto “Madre Etiopia”, che raffigura una donna con in braccio il suo bambino addormentato: la sagoma del corpo femminile riproduce la pianta dello Stato etiope ma allo stesso tempo richiama la Pietà di Michelangelo. Afewerk Tekle è nato e cresciuto in Etiopia sotto l’occupazione italiana durante la Seconda guerra mondiale. Nel 1947, assieme a un gruppo di giovani studenti, parte per l’Inghilterra deciso a studiare ingegneria mineraria per aiutare lo sviluppo del suo Paese. Si laurea invece alla prestigiosa Facoltà di Arte dell’Università di Londra, continuando negli anni successivi ad approfondire le tecniche artistiche europee e le proprie radici culturali, alternando viaggi di conoscenza in patria e all’estero. Riconosciuto come artista a livello nazionale e internazionale, durante gli anni Sessanta viaggia per tutta l’Africa, incoraggiando lo sviluppo e l’indipendenza del continente. Espressione di questo suo forte impegno sono le vetrate realizzate nell’edificio Africa Hall di Addis Abeba: l’opera monumentale, di 150 metri quadrati, si intitola “Liberazione totale dell’Africa” e rappresenta il dolore del passato, la lotta del presente e la speranza del futuro dei popoli del continente. Per Afewerk Tekle l’arte deve avere una ricaduta pratica e un valore civile, ispirando le persone ad avere ottimismo, speranza per il futuro e forte senso di appartenenza. Un’appartenenza che non può prescindere dalla storia dell’antica Chiesa ortodossa etiope, protagonista di gran parte della sua vasta produzione, in cui sono rappresentate importanti feste religiose, celebrazioni di comunità e simboli pregnanti, come la croce con il suo portato di grandezza e sofferenza. Nel dipinto “Demera” l’artista raffigura l’importante festa di Meskel (in antico ge’ez “croce”), in cui si celebra il ritrovamento nel IV secolo dei resti della Vera Croce di Cristo, grazie a un sogno dell’imperatrice Elena, madre di Costantino. Le margherite gialle che popolano l’evento celebrano l’arrivo della nuova stagione dopo le piogge, un grande augurio di rinascita e speranza per tutti.

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