Tunisia, il futuro nelle mani dei giovani

Tunisia, il futuro nelle mani dei giovani

Mentre il Paese è in preda a una grave crisi economica, nella città-oasi di Tozeur un Centro, sostenuto dal Pime, punta sulla scolarizzazione e sull’educazione civica: «Oggi i nostri ragazzi sono attori di cambiamento», racconta la direttrice

Zucchero, scatolame e qualche dolce tipico del periodo di Ramadan: i prodotti raccolti grazie alla colletta nelle botteghe del quartiere di Ras Edhraa, a Tozeur, finiranno dentro i pacchi destinati alle famiglie più bisognose di quest’area popolare abitata in larga parte da beduini provenienti dai villaggi circostanti. L’idea è di Asma, Mahmoud e dei loro amici del Centro giovanile OxyJeunes, tutti nati e cresciuti nella città-oasi circondata dal deserto tunisino, 450 km a sud di Tunisi, che fino a non molti anni fa era una fiorente meta turistica. Oggi, invece, Tozeur arranca in mezzo a un crollo economico e sociale senza precedenti. La crisi terribile che ha colpito la Tunisia qui sta picchiando più duro che altrove, proprio perché la ricchezza della zona, insieme ai datteri più pregiati della nazione, è sempre stata rappresentata dai villeggianti, calati in modo sensibile dopo gli attentati di matrice islamica e poi scomparsi del tutto durante la pandemia di Covid-19. Molti hotel, da allora, non hanno più riaperto, come numerose attività legate alla recettività. Nel frattempo, gli effetti della guerra in Ucraina, con il crollo delle importazioni di cereali e l’aumento dei prezzi delle materie prime, si sono abbattuti sui tunisini e oggi la situazione è aggravata dalla siccità, che frena la produzione locale. Così, nonostante il pugno di ferro del presidente-padrone Saïed contro gli speculatori, gli scaffali dei supermercati sguarniti sono ormai la norma e diversi prodotti, dal latte alla farina, sono razionati. A Ras Edhraa, complice anche la disoccupazione che tocca il 25%, non sono poche le famiglie che faticano a mettere il cibo in tavola: i pacchi preparati dai ragazzi di OxyJeunes permetteranno loro di celebrare, nonostante tutto, l’Eid al Fitr, la festa che conclude il mese sacro islamico.

Il Centro è una creazione dell’associazione “Amal pour la famille et l’enfant”, una realtà locale nata per dare una possibilità di futuro a una generazione cresciuta in un clima di disillusione, dopo le speranze generate dalla rivoluzione dei gelsomini del 2011. «In un Paese in cui ogni anno 100.000 studenti lasciano la scuola prima dei 16 anni e dove i disturbi psicologici insorgono spesso a un’età precocissima, è fondamentale investire nei giovani, che sono un terzo della popolazione tunisina ma per i quali manca una rete di supporto che prevenga i casi di disagio sociale e devianza», afferma Irene Baldissarri di New Humanity International. Dall’inizio del 2023, grazie al supporto di Fondazione Pime, la ong sostiene le attività educative di Amal a favore di 150 ragazzi, dalle elementari alle superiori. Obiettivo: «Contrastare l’abbandono scolastico, coltivare i talenti dei giovani nei settori più vari, promuoverne le potenzialità ma anche il protagonismo, formandoli alla cittadinanza attiva».

Al Centro di Ras Edhraa funziona quindi un doposcuola, con lezioni di rinforzo per diverse materie e lingue straniere, ma si organizzano anche iniziative culturali, di socializzazione e di formazione su tematiche come i diritti dell’infanzia, la comunicazione non violenta, la protezione ambientale. «Ci sono diversi “club” con proposte che vanno dai laboratori artistici alle attività sportive», spiega l’operatrice di New Humanity, sottolineando anche l’attenzione ai nuclei familiari di provenienza dei piccoli: «Per le madri, che spesso non hanno studi alle spalle, Amal offre corsi di alfabetizzazione, mentre si cerca di formare i genitori alle proprie responsabilità e al valore dell’istruzione per il futuro dei figli, che in molti casi invece loro preferirebbero vedere partire verso l’Europa. La coscienza dei drammi legati alle migrazioni è scarsa». E, nel Paese scelto dall’Ue come partner per contenere i flussi di persone (nonostante le ripetute violazioni dei diritti dei migranti subsahariani), la miseria resta una molla molto forte che spinge migliaia di tunisini ad abbandonare la loro terra.

Negli ultimi anni, quindi, l’associazione ha deciso di puntare sulla fascia di età dalle scuole superiori fino all’inizio dell’università. Un’intuizione della direttrice – e anima della struttura – Moufida Hachef, 36enne cresciuta a sua volta in una famiglia povera e arrivata fino al baccalaureato in Letteratura e Civilizzazione inglese. «In questi giovani vedo il nostro futuro», spiega Moufida. «Abbiamo cominciato con semplici attività come montaggio di video, scrittura di un curriculum, utilizzo di internet». Poi, grazie al supporto del Pime che qui è presente dal 2020, la scorsa estate è stato organizzato il primo campo estivo, a Djerba: «Ho ancora negli occhi la gioia di Jinel, una ragazza orfana di padre, che non era mai andata al mare: quando ci siamo tuffati tra le onde mi ha abbracciato entusiasta, non smetteva di ringraziarmi».

 

Gite nel deserto e un campo estivo al mare: molti non l’avevano mai visto

 

Racconta Irene: «Per la maggioranza dei partecipanti, in realtà, quella era la prima volta che uscivano da Tozeur. Per questo abbiamo voluto inserire nel progetto anche delle gite nel deserto che circonda l’oasi, per permettere a questi adolescenti di conoscere la bellezza della loro terra». Parallelamente Amal, che ha anche una sede a Tunisi dove gestisce un centro di formazione professionale e uno di accoglienza per madri single, è riuscita a rientrare nella rete del programma Jeunes des 2 Rives, che punta a educare le nuove generazioni dei Paesi del Mediter­raneo alla cittadinanza e alla solidarietà internazionale, attraverso cantieri locali – come quello svoltosi a Tozeur e dedicato alla sostenibilità ambientale nell’oasi – e all’estero. «Alcuni di noi – racconta Moufida – hanno partecipato a scambi in Marocco e in Francia: un’opportunità preziosa per vedere il mondo e anche per rendersi conto che non sempre la soluzione è emigrare, perché le condizioni di vita possono essere dure anche fuori dalla Tunisia».

Crescendo, i frequentatori più “storici” del Centro di Ras Edhraa hanno cominciato a diventarne il cuore pulsante: «Pian piano hanno iniziato a prendersi qualche responsabilità, ad aiutarci nelle attività per i bambini, a impegnarsi nel volontariato. Oggi questa struttura è la loro seconda casa. Il suo nome, che è un gioco di parole tra i termini “ossigeno” e “giovani”, riflette proprio l’opportunità di respirare la libertà e la gioia di esprimersi, senza stereotipi o discriminazioni di genere. Qui ragazzi e ragazze hanno gli stessi ruoli, tutti danno una mano e sono coinvolti nelle decisioni». È nato così un Consiglio consultivo composto da dieci membri, che organizza diverse attività di servizio alla comunità: oltre alla raccolta alimentare per le famiglie povere, i volontari hanno recentemente portato avanti un progetto di riqualificazione di alcuni edifici scolastici del quartiere attraver­so lavori di ritinteggiatura, pulizia e creazione di murales.

«Il nostro Centro è diventato un vero e proprio punto di riferimento per le famiglie – racconta Moufida – e io cerco di fare capire loro che questo può rappresentare un trampolino di lancio per i loro figli verso un futuro migliore. Tra i giovani passati da qui c’è chi oggi è diventato insegnante, chi lavora nel mondo del teatro… in qualunque settore abbiano scelto di impegnarsi, stanno diventando attori del cambiamento. Sono persone come loro ad avere in mano il futuro della Tunisia, a cominciare dalla propria comunità».


IL PROGETTO

Le attività di supporto ai ragazzi di Tozeur rientrano nel progetto “K815 – Contrasto alla d­i­­­s­persione scolastica e all’emarginazione sociale in Tunisia”, che fa riferimento a fratel Marco Monti. Tra le attività ci sono il doposcuola per 150 ragazzi a Ras Edhraa, in cui fa volontariato lo stesso fratel Marco, e un corso di educazione digitale per 100 allievi a Tunisi. È possibile contribuire con le modalità indicate a pag. 2 o su centropime.org/progetti