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O prendi i poveri, o non prendi nessuno

Beato Vismara Clemente, (1897-2011) Pime, descriveva le misere condizioni della gente che andava a visitare, e p. Gheddo lo interruppe: “In termini moderni quello che lei fa è la scelta preferenziale dei poveri”. Sì, padre Clemente usava termini vecchi: O prendi… o non prendi, poco simpatici anche a Papa Francesco che si distanzia oggi dalla missione nel proselitismo. Non ‘prendere’ ma ‘servire’. “Non era una scelta, continua p. Vismara, perché non avevo scelta. All’inizio, o prendi i poveri o non prendi nessuno. Non ho quasi mai convertito la gente importante e ricca, ma i rifiuti del mondo paga­no: relitti umani, orfani, ammalati gobbi, storpi, vedove, miserabili e chi più ne ha più ne metta. Oggi la situazione è del tutto diversa, per­ché ormai la Chiesa si è fatta conoscere e ci sono cristiani in tutti gli uffici, nei posti importanti. Ma non pochi di quelli sono i nostri orfani, raccolti in mezzo alla strada o comperati per poche rupie, che poi si sono fatti una posizione. La mia preferenza fu sempre per gli orfani, dato che su questi monti, un po’ per la guerriglia, un po’ per la miseria, la fame, le malattie, ce ne sono in abbondanza. Uccellini sen­za nido, ai quali io ne offrivo e ne offro uno. Sono il mio sole, la mia speranza, il mio futuro. A loro, più che ad altri, ho donato tutto me stesso. Molti mi hanno reso «non­no» e nel loro nido rifatto conoscono l’amore e Colui che è la fonte del vero Amore. Che mi serbino più o meno riconoscenza, poco m’importa; se stanno bene loro, sto bene pure io”. Poveri, ma con il cuore grande La soddisfazione più grande per il missionario sta nel vedere che proprio la povera gente a cui ha scelto di donare la sua vita diventa capace di gesti di generosità commoventi. Lo esprime bene questa testimonianza su p. Aldo Bollini (1914-1983), Pime, missionario in Brasile che ancora oggi la gente piange e prega nella chiesa di Bragança Paulista in cui è sepolto. “La cosa più bella e più evidente di quel vulcano era l’attenzione rivolta alla povera gente. Ed anche a costo­ro sapeva impartire l’insegnamento di preoccuparsi di chi sta ancor peggio. Aveva istituito in proposito “la giornata della sporta “: una domenica al mese – durante la S. Messa – ognuno doveva offrire qualcosa di suo, un pacchettino di alimenti, una manciata di riso per i più poveri. Assistere ad una cerimonia del genere, con la chiesa gremita di gente povera, proprio vestita di nudo, che all’offertorio, ordinatamente e in silenzio, si avvia all’altare per deporre nei grandi ce­sti predisposti il proprio dono avvolto in carta da giornale, come aiuto a chi ha ancora meno… e qualcosa di meraviglioso che ti mozza il fiato, ti strappa le lacrime e ti fa pensare con amarezza a tutte le meschinità che spesso caratterizzano il comportamento di noi, fortunati, abituati ormai all’abbondanza, al superfluo e allo spreco “.

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