A Gerusalemme o sul monte Garizim ?
Quando si dialoga con una persona di religione o cultura diversa si passa attraverso situazioni d’animo diverse. A volte ci si può sentire attaccati nella propria identità e si fa fatica ad ascoltare l’altro perché si resta in situazione di difesa. Ma la coscienza retta e buona della propria identità non impedisce di lasciarsi smuovere dalla convinzione di essere unicamente noi nella verità e di possederla interamente. Ci si mette allora in ascolto di qualcosa di nuovo e di vero che ci può essere anche nell’altro. Questa disponibilità non è solo rispetto, tattica, etica del dialogo, ma quando si sente sincerità e fiducia reciproca, la disponibilità è fede nello Spirito Santo che parla, insegna, orienta anche nell’altro. La verità allora non è qualcosa di tuo ma appartiene a Dio. Dio è la verità e Dio appartiene a tutti.
La samaritana fa fatica a districarsi nel dialogo con Gesù che la stringe in questioni sempre più serie. A un certo momento chiede: «Voi dite che bisogna pregare a Gerusalemme, noi diciamo che si deve pregare sul monte Garizim. Tu che cosa pensi?» E Gesù va diretto al cuore della preghiera. Dio lo si prega nel cuore. «I veri adoratori adoreranno il Padre guidati dal suo Spirito e secondo la sua verità». È quanto disse Giovanni Paolo II dopo l’esperienza fatta ad Assisi pregando a fianco dei rappresentanti delle più grandi religioni del mondo: «Ogni preghiera autentica è mossa dallo Spirito Santo».
L’acqua di Dio, lo Spirito di Dio
Frère Christian, il monaco ucciso assieme ai suoi compagni a Tibherine, aveva un amico musulmano e con lui viveva lunghi momenti di dialogo e di amicizia. Ma dopo un periodo in cui era stato tanto occupato e aveva diradato gli incontri, si sentì richiamato all’ordine: «È da tanto tempo che non abbiamo più scavato il nostro pozzo!».
Si capivano bene, tanto che frère Christian gli chiese: «E in fondo al nostro pozzo, cosa troveremo? Acqua musulmana o acqua cristiana?». L’altro gli disse: «Lo sai bene che in fondo al nostro pozzo c’è l’acqua di Dio».
Il fascino dello Spirito
Questi dialoghi tra amici anche se di religione diversa, sono vissuti dentro un forte spirito di fede, «dentro il fascino dello Spirito» diceva un amico sufi a frère. Chistian. Ma non senza la fatica della ricerca e superando le difficoltà delle divergenze. Su questo un giorno l’amico Sufi aveva detto commentando a modo suo il Corano: «Non bisogna cercare troppo che cos’è lo Spirito… Lo si priva del suo fascino!». (17,85)