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Aiutiamo ancora Ambam


In questi giorni, con cinque diaconi di Treviso e il loro rettore don Giulano Brugnotto, ho rivisto alcuni luoghi di quella vita missionaria e tanti cristiani che non hanno trattenuto la loro gioia di rivedere me e i rappresentanti della diocesi di Treviso. Ho risentito un forte senso di fraternità, di accoglienza, di famiglia, non solo nei miei riguardi, ma anche con tutti i missionari di Treviso e con i trevigiani che sentono la missione di Ambam parte della  loro famiglia. Abbiamo pregato anche sulla tomba di padre Mario Bortoletto, fidei donum di Treviso. La missione vissuta ad Ambam non è solo uno dei momenti della vita. Ci domandiamo: «Chi siamo noi per loro? Chi sono loro per noi?».

Vedo che la missione non è rimasta un’ideologia ma sentita ancora come il condividere in forme concrete la vita storica della gente. Mi domando allora: «Come continuare concretamente a Treviso la missione iniziata nel gemellaggio?». Dentro il senso vivo e concreto di Chiesa-Famiglia di Dio e nella relazione fraterna da continuare con preti e cristiani africani, da vivere anche nella preghiera, resta viva e forte in me la domanda di contribuire ai bisogni concreti della missione. Direi con una frase del cardinale Martini: «L’Africa in questo momento ha grande bisogno di aiuto disinteressato. Un mondo che proceda in unità e corresponsabilità è un mondo che può preparare ai futuri cittadini un modo di vivere più conforme alla dignità umana, con tutte le conseguenze che seguono da tale situazione», (La Stampa del 5 luglio 2009)

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