Canton Hall
Somor, uno degli studenti che vive con noi, mi avvicina perplesso: “Padre, c’è un tale al cancello che chiede di parlare con te. Dice che lo manda p. Canton.” “Chi?” “Padre Canton, mi pare…” P. Canton ha lasciato il Bangladesh da anni, ed è morto in Italia anni fa. Sto per dire a Somor di mandare via l’ignoto imbroglione, poi… curiosità? Compassione? Desiderio di vedere che faccia farà quando gli dirò che il trucco non funziona? “Mah, vediamo. Fallo entrare.”
Aspetto in fondo al cortiletto mentre un tipo grassottello ma agile entra deciso; la doverosa maschera antivirus nasconde un sorriso che si coglie negli occhi… Gli ingiungo severamente di lavare le mani con il sapone, rito imposto a chiunque varca il cancello, prima di mettere piede in veranda. “Giusto, giusto…”, ed esegue. Riappare con le mani gocciolanti e si ferma osservando la dovuta “social distance”. Due convenevoli, poi parto all’attacco: “Ti manda P. Canton, vero?”. Mi guarda perplesso: “Mi manda p. Canton? Ma come… lei non lo conosce? È andato in Italia parecchio tempo fa e poi, poveretto, quattro o cinque anni fa è morto!”
Dopo pochi minuti chiacchiero con questo simpatico signore di mezz’età, bangladesci, buddista, con cognome forse cinese, come con un vecchio amico. Mi dice che per circa 10 anni era stato “Managing Director” di una ditta italiana, e che insieme al signor Giorgio, un italiano della ditta stessa, aveva fatto amicizia con P. Canton, che abitava proprio in questa casa. “Ci ha invitato a pranzo varie volte. Gli volevamo bene, era pieno di attività e anche di buon umore. Abbiamo visitato la chiesa che stava costruendo a Faucal, e siamo andati alla sua Messa… Siamo stati anche a Borni, dove aveva lavorato per vent’anni. Abbiamo saputo che a Borni vogliono costruire una “Hall”, un centro per incontri intitolato a lui. Il signor Giorgio , ora in Italia, desidera sapere se la notizia è vera e se il progetto si realizza, perché vorrebbe partecipare, offrendo un aiuto in memoria di p. Canton. Sono venuto a nome suo; avevamo collaborato molto bene e siamo rimasti amici.” Gli spiego che, per quanto ne so, la costruzione è fatta e finita, e il Centro funziona. Si assicura che io possa farla pervenire al Parroco di Borni, e poi mi consegna una bella cifra in contanti, “in onore di P. Canton”.
La “Hall” è bella, con tanto di fotografia di P. Canton sulla facciata; c’è persino un suo busto accanto all’entrata – fra il nuovo edificio e la grotta di Lourdes. Non lo do per certo, ma ho il sospetto che qualche anziano abitante di Borni, detta un’“Ave Maria” alla grotta, si scusi con la Ascoltatrice e si sposti poi subito davanti al busto del “loro” padre Canton per un’ulteriore raccomandazione: era specialista nel risolvere i problemi, e di un ferreo ottimismo. Non appariva un “santerellino”, ma era un cristiano e un missionario serio.
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