Cartoline dalla Tunisia
Partenza per Tunisi
4 dicembre 2021. Parto con fratel Marco Monti. Malpensa (MI) ore 11, arrivo a Tunisi alle 13, accolti da Padre Anand. Ospiti presso le Missionarie dell’Immacolata, senza quarantena. 5 dicembre ore 9.30 Santa Messa nella cattedrale di Tunisi.
Mi sento a casa… ma non so come. Forse per la mia “giovane età”, forse il ricordo ancora vivo dell’Algeria, forse la vicinanza del Mediterraneo che ti porta l’aria e l’umidità del mare. È scoperta di una serie di novità. Giunto ad Algeri dicevo: «Dov’è l’Africa?». Stessa domanda a Tunisi. Ma ad Algeri più Francia… di lingua, gente, monumenti. A Tunisi, messa di domenica alle 9.30 secondo la tradizione in italiano con ancora alcuni, pochi italiani.
In casa mi piace ascoltare le particolarità e le avventure linguistiche delle Suore dell’Immacolata, una italiana, l’altra indiana, di fratel Marci che fa confronti con i mondi da lui conosciuti in tante parti del pianeta, e di padre Anand, indiano, qui da cinque anni. Qui a Tunisi e al sud a Tozeur, dove resterò per tre mesi (?), stanno inserendosi nelle iniziative della diocesi e con una presenza tra gente che, a differenza in altri luoghi, come in Algeria, non ha avuto molti contatti personali con cristiani.
Ore 16, concerto di cinque corali nella parrocchia di Jeanne d’Arc. I componenti di quattro corali erano quasi tutti africani provenienti dal Sud Sahel, studenti, operai, migranti. Ne ho incontrati alcuni da Yaoundé (Camerun) e mi hanno detto il nome di qualche nostro missionario. Tra i canti della corale della scuola nazionale di musica di Tunisi, uno era l’Ave Maria. Nei canti delle cinque corali unite ho sentito le parole No’el et Venite adoremus.
Proveniente dall’Europa, in parte ammalata e confusa, e trovandomi ora in un Paese islamico, assisto con gioia a momenti pieni di vita di popolazione africana esuberante, credente e orante. Sarà l’Africa a portarci un po’ di vita, un po’ di fede? Ambiente, questo della Tunisia, dove la presenza di cristiani contribuirà a realizzare la fraternità di popoli, tanto desiderata da Papa Francesco.
Sono solo impressioni, quelle che vivo. Ma mi resta viva la sorpresa e la domanda di Abramo: «Esci dalla tua terra e va’». In quale esperienza nuova il Signore mi sta portando?
Cari amici, di molti di voi non ho notizie. Le mie cartoline vi interessano ancora? Presto è Natale, ci scambieremo auguri.
La “Piccola Sicilia”
6 dicembre, San Nicola. La Goulette a 15 km da Tunisi. Sceso dalla macchina, saluto una persona anziana che se ne sta appoggiata al pilastro del portico di una casa. Saputo da padre Anand che sono italiano, subito afferma: «Sono siciliano, nato qui a Tunisi. Oggi San Nicola, aspetto una signora che mi porta qualcosa».
Poi visito le suore di Madre Teresa e vedo in una stanza una vecchia cieca, seduta sul letto. La suora le dice che sono italiano. Mi vuole vicino e comincia a parlarmi. «Sono della Calabria, teste dure. Nata e rimasta qui». Mi racconta la sua vita e vorrebbe continuare, ma la suora mi chiama. «Parlerebbe tutta la giornata, qui ci sono altre poche persone italiane così». Nessuno si occupa di loro. Ricevono qualcosa dalla Caritas, vengono e restano con noi».
Poi entro in chiesa. Vedo l’altare nel fondo carico di candelabri, piccole statue, fiori e tovaglie ricamate, un pulpito in alto appoggiato a un muro come in chiese di una volta, poi attorno, altri altari e statue di San Francesco d’Assisi, Sant’Antonio di Padova, Santa Teresa del Bambino Gesù, Santa Rita e Nostra Signora di Trapani sopra un altare di marmo di Carrara e all’entrata un bel battistero in marmo. Le suore mi raccontano della devozione degli italiani. Nel bel libro Les catholiques en Tunisie di François Dornier trovo altre notizie interessanti. Nella processione della Madonna di Trapani 12 uomini portavano attraverso la città l’insieme della statua. Tutta la gente partecipava, cristiani, musulmani, ebrei, italiani, maltesi. La banda musicale accompagnava… e poi in chiesa la messa pontificale del vescovo. Tutti restavano presenti.
In una statistica del 1885, quando erano presenti le suore di San Giuseppe, leggo: «Cinque suore si occupano di 148 bambini, dei quali 18 francesi, 71 italiani, 42 maltesi, 16 ebrei e 1 tunisino. Mi limito ad aggiungere che il prete parroco ciadiano, lazzarista, testimonia che dai registri della parrocchia risulta che la zona era chiamata e ancor oggi “Piccola Sicilia”».
Saluto il parroco e prima di partire mi fa attraversare una sala dove in un angolo rivedo l’italiano, il primo incontrato. Stava mangiando un bel piatto di spaghetti. Gli chiedo: «Sei ancora un bravo italiano?». «Sempre cristiano!», mi risponde con gioia.
Incomincio a vedere i volti di una Chiesa che, come il samaritano del Vangelo, si fa vicina e resta accanto ai resti di un popolo di un tempo che non esiste più.
Catechesi vivente
Prima di scendere nel deserto, verso Tozeur, approfitto per ascoltare esperienze, leggere scritti, testimonianze, e visitare luoghi e volti della Tunisia. Prendo e traduco dalla presentazione del libro di Silvio Moreno “Une catechese vivante”: «La Tunisia oggi è il deposito più importante di espressione artistica e la regione la più ricca di mosaici… L’archeologia e l’arte cristiana del Museo nazionale del Bardo gli danno certamente un prestigio particolare tra i capolavori del mondo cristiano. Abbiamo la fortuna di vivere in un paese carico di lunga e ricca tradizione cristiana e di appartenere a una Chiesa che risale alle origini perché si è piantata qui nei primi secoli della nostra era. Sono convinto che riscoprire la Tunisia cristiana… è pure compiere un esercizio di memoria sul passato per ritrovare le sue radici e mettere in evidenza la sua storia per poi preparare l’avvenire».
E prendo ancora dalla conclusione del libro: «La storia ci ha sempre ricordato che la Chiesa è ricorsa lungo i due millenni a numerose espressioni di bellezza e che ha sviluppato, ispirato, e accompagnato l’arte e gli artisti nell’architettura, scultura, pittura, letteratura, ecc. Il santo Giovanni Paolo II scrisse agli artisti nel 1999: “Oggi, l’umanità potrebbe disporre di un così vasto patrimonio artistico e culturale se la comunità cristiana non avesse sostenuto la creatività di numerosi artisti…?».
Terra di pace e convivenza tra le fedi
Mercoledì 8 dicembre. Faccio visita all’arcivescovo di Tunisi, Ilario Antoniazzi. Incontro fraterno anche perché siamo conterranei. Respiro un’aria di attesa natalizia, di speranza in un avvenire di apertura. Lo colgo anche in un articolo del 27 ottobre.
«La Tunisia è una terra di pace e convivenza tra le religioni, con l’auspicio che il resto del mondo possa seguire il suo esempio». Lo hanno detto il rabbino capo di Tunisi, Haim Bittan, e l’arcivescovo Ilario Antoniazzi, al Museo del Bardo durante una giornata di studi organizzata dal ministero tunisino degli Affari religiosi dal tema “Religioni, simbolo della coesistenza e battaglia contro l’estremismo”. I lavori, che hanno interessato anche imam e vari esperti religiosi hanno toccato molte altre questioni come “pluralismo e libertà religiosa: realtà e legislazione”, “diritto al pluralismo e al diritto di essere diversi”, “ruolo dei media, imam e persone religiose nella diffusione una cultura e diversità plurale” e “religione e consapevolezza”. Nell’occasione, il rabbino capo di Tunisi ha detto di essere pienamente soddisfatto di vivere in un Paese in cui le religioni coesistono in un clima di tolleranza e fraternità. L’arcivescovo di Tunisi ha dichiarato di essere grato per lo spirito prevalente in Tunisia e ha incoraggiato la coesistenza tra le religioni, sottolineando che i cristiani riconoscono il rispetto che governo e la popolazione nutrono nei loro confronti e della loro religione.
Il ministro tunisino degli Affari religiosi, Ahmed Adhoum, ha dichiarato che l’organizzazione di questa giornata di studio rientra nella strategia del governo di lotta al terrorismo e all’estremismo. «Sebbene i musulmani rappresentino la grandissima maggioranza della popolazione in Tunisia, questo non impedisce al ministero degli Affari religiosi di proteggere le altre confessioni religiose in Tunisia, come quella cristiana e ebraica, come recita la Costituzione», ha dichiarato Ahmed Adhoum. (ANSAmed).
Gafsa città fondata da un dio libico
11 dicembre. A 90 Km a Nord-est di Tozeur che dista da Tunisi 450 km ed è nel deserto, c’è Gafsa, una delle più antiche città della Tunisia, ricca di molte sorgenti che danno acqua potabile e rendono florida un’oasi. Del tempo romano si vedono i resti di un Tempio delle acque chiamato semplicemente Piscine Romane e nel museo vicino si vedono i mosaici riportati protetti e scritte latine. Impressiona vedere sin dove erano arrivati i romani e dove per un certo tempo la regione ha vissuto anche il cristianesimo. Ma il vero motivo del viaggio è stato di visitare l’unico cristiano della zona, ora ammalato. Ero commosso nel vedere come gli parlava il mio giovane confratello indiano, padre Anand, e la gioia del tunisino di sentirsi per un momento accanto a cristiani e di poter anche pregare insieme. Emozione straordinaria per me è stata quando padre Anand gli ripeteva quello che il vescovo di Tunisi un giorno gli aveva detto: «Tu padre qui sei la Chiesa!». Commovente anche il racconto della sua vita ricca di fede di preghiera e di serenità anche nella malattia.
Ho trovato in un articolo questa serie di intenzioni di preghiere che potremmo recitare anche noi.
Vi sono molti credenti soli in Tunisia. Pregate perché possano conoscere altri credenti che vivono vicino a loro, al fine d’incontrarsi e pregare per una solida e fruttuosa amicizia.
Pregate che la luce, la pace e l’amore di Cristo superino lo spirito di intimidazione e di paura che molti credenti tunisini avvertono. Pregate che i cristiani tunisini continuino a pregare nello Spirito per mantenere le loro menti libere da paura, intimidazione e confusione.
Pregate perché le donne credenti in Tunisia lottino per superare i loro traumi. Pregate che Dio le benedica. Pregate che trovino in Cristo sicurezza e aiuto.
Pregate per il presidente della Tunisia. Pregate che porti nuova libertà per i cristiani mentre è in carica.
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