Charles de Foucauld parla e prega ancora
In una stanza di Beni Abbes (Algeria) che conserva ancora la sua valigia-cappella, uno dei tabernacoli da lui fatti, la grata confessionale inserita in una porta, il dizionario Tuareg da lui composto e i disegni che faceva nei suoi viaggi, si possono vedere foto e scritte che riportano il suo cammino verso Tamanrasset, dove fu ucciso nel 1916. Vi invito a leggere:
L’islam ha prodotto in me un grande cambiamento. La vista di questa fede di queste anime che vivono nella continua presenza di Dio mi ha fatto intravedere qualche cosa di più grande, di più vero che le occupazioni mondane.
Voglio abituare tutti gli abitanti cristiani, musulmani, ebrei, idolatri a guardarmi come un fratello universale. Cominciano a chiamare la casa “la fraternità” (la Khaua in arabo) e questo mi è dolce.
Bisogna passare per il deserto, e restarvi, per ricevere la grazia di Dio. E’ là che ci si svuota che si caccia da se tutto ciò che non è Dio.
Tutti gli uomini sono dei figli di Dio. E dunque impossibile voler amare Dio senza amare gli uomini. Più si ama Dio e più si ama gli uomini. L’amore di Dio è tutta la mia vita, sarà tutta la mia vita, lo spero.
Ecco ciò che sono venuto a fare: lavorare per stabilire la fraternità sulla terra. Fare che regni questo amore, questa fraternità che il cuore di Gesù vi ha portato dal cielo.
Faccio fatica a staccare questa vista meravigliosa di cui la bellezza e l’impressione di infinito avvicinano tanto al creatore. Nello stesso tempo la sua solitudine e il suo aspetto selvaggio mostrano quanto si è soli con lui.
Dalla stanza si passa alla cappella da lui voluta. Questa unità tra vita e Eucaristia ci fa capire De Foucauld. Scrive il teologo Pierangelo Sequeri: “Quello di De Foucauld appare un mondo sin troppo affollato di relazioni: e fitto di incessante conversazione con il suo “popolo adottivo”.
Impressionante è piuttosto, se si vuole, il fatto che questa continua relazione e conversazione sia perfettamente sovrapposta con una totale relazione/conversazione- apparentemente altrettanto fitta e ininterrotta- con il suo Signore. Il suo Signore è lì perché lui ce l’ha portato. E Gesù-fratello si concede a questa abitazione: cosa della quale de Foucauld non finisce di stupirsi e di commuoversi.
(…) Il mistero della viva presenza del Signore trae la sua inconfondibile evidenza di prossimità semplicemente dal fatto che è povero, semplice, ‘piccolo’, ‘nascosto’, e ridotto all’essenziale tutto il resto”. (Pierangelo Sequeri Charles de Foucauld , Il Vangelo viene da Nazareth, VeP)