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Che cosa pensare dell’islam?

Dopo la cartolina “Khalti Colette”, L. mi scrive: “Non è un commento, ma una richiesta, il rapporto con l’ Islam che lei vive. E il suo parere su l’islam nei piani di Dio. Grazie una preghiera. L.”     Provo a rispondere. Esco dalle piccole sorelle verso l’una del pomeriggio di un venerdì e camminando al centro di un quartiere, mi sento immerso dentro il frastuono di vari altoparlanti. I muezzin delle moschee del quartiere annunciano e invitano alla preghiera. È veramente impressionante. Il quartiere si è fermato. Le strade sono piene di uomini, tutti vestiti di bianco. Mi sento l’unico… quasi un intruso… una mosca bianca. E mi chiedo: «Che cosa faccio qui; come mi vedono?». La cosa che mi fa pensare è questo senso di Dio, della preghiera, di una società così compatta. Poi ti sorgono anche alcune domande: «È proprio preghiera? È una pratica solo formale? E poi la vita, il lavoro…». Ma quando accosti personalmente le persone, anche giovani, vedi un mondo con mille situazioni diverse, alcune veramente belle, sincere, altre meno. La stessa cosa la si può dire del mondo cristiano. Il cardinale Carlo Maria Martini si domandava: «Che cosa pensare dell’islam in quanto cristiani? Perché Dio ha permesso che l’islam, unica fra le grandi religioni del mondo, sorgesse sei secoli dopo l’evento cristiani? Che senso può avere nel piano divino il sorgere di una religione in un certo modo così vicina al cristianesimo come mai nessun’altra religione storica e insieme così combattiva, così capace di conquista, tanto che alcuni temono che essa possa, con la forza della sua testimonianza, fare molti proseliti in Europa infiacchita e senza valori?». A queste domande, diceva ancora il cardinale, ha già risposto il Concilio Vaticano II: «La Chiesa guarda con stima anche i musulmani che adorano l’unico Dio, vivente e sussistente, misericordioso e onnipotente, creatore del cielo e della terra, che ha parlato agli uomini… Se nel corso dei secoli non pochi dissensi e inimicizie sono sorti tra cristiani e musulmani, il Sacrosanto Concilio esorta tutti a dimenticare il passato e ad esercitare sinceramente la mutua comprensione, nonché a difendere e a promuovere insieme, per tutti gli uomini, la giustizia sociale, i valori morali, la pace e al libertà…». (Nostra aetate, n 3.) E il card. Martini aggiungeva che l’islam è «una fede che avendo grandi valori religiosi e morali ha certamente aiutato centinaia di milioni di uomini a rendere a Dio un culto onesto e sincero ed a praticare la giustizia… In un mondo occidentale che perde il senso dei valori assoluti e non riesce più in particolare ad agganciarli ad un Dio Signore di tutto, la testimonianza del primato di Dio su ogni cosa e sulla sua esigenza di giustizia, ci fa comprendere i valori storici che l’islam ha portato con sé e che può ancora testimoniare nella nostra società”. (Noi e l’Islam, Centro Ambrosiano, Milano 1990, pp. 24-25). A me che vivo in questo mondo musulmano giunge continuamente un invito e una speranza. L’uomo non può vivere senza Dio e l’uomo non può vivere solo. Come le campane e i campanili hanno per secoli ricordato ai cristiani come dare un senso spirituale a tanti momenti, così per i fratelli musulmani il pensiero di Dio, padre buono, sarà un aiuto a trovare anche il senso della giustizia e della fraternità universale.

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