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Chiamati alla fedeltà

Tra i proverbi dei Tupuri che avevo raccolto in Camerun c’è questo: «Se trovi gente che danza o che cammina a testa in giù, danza e cammina come loro». Quando sei straniero devi rispettare le leggi che trovi e comportarti come chi ti accoglie senza opporti. Durante quest’anno 2014, i cristiani che vivono in Algeria stanno riflettendo sulla loro vita in questo Paese e si domandano cosa comporti vivere e condividere con una popolazione in maggioranza musulmana. Non si tratta solo di adattamento, come dice il proverbio, ma di accogliere in profondità una nuova esistenza. È cambiamento, conversione di vita? Preferisco dire fedeltà di relazioni umane. Mi piace ricordare quanto scrive nella lettera pastorale il vescovo di Costantine, Paul Desfarges : «In un momento tentato dalla violenza interreligiosa, la nostra Chiesa d’Algeria è portatrice di una testimonianza non di tolleranza o di semplice coesistenza tra cristiani e musulmani, ma di incontro spirituale che va fino all’ammirazione della fede dell’altro, come si vede in Gesù meravigliato della fede del Centurione o della Cananea». Ecco alcune possibili risposte: – Non solamente abitare in Algeria, ma vivere e far parte di questo Paese, della sua vita, della sua fede, delle sue difficoltà e della sua speranza. – Conoscere sempre meglio i valori religiosi, la storia, la cultura e la lingua della popolazione per vivere relazioni amicali, fraterne e dare un contributo alla formazione di un mondo migliore. – Vivere il proprio impegno specifico, la caratteristica e il carisma della propria famiglia religiosa a cui apparteniamo e al nostro battesimo come sacerdoti o persone consacrate o laici. Soprattutto nell’Eucaristia quotidiana, portare il vissuto di ogni giorno e unirci al dono della vita di Gesù per la vita anche di questo paese. – Amare e a costruire fraternità in attitudini concrete come l’accoglienza, il rispetto, l’ammirazione dell’altro, il senso di giustizia, la condivisione dei beni e il dialogo aperto. – Coltivare la fedeltà della condivisione della vita nel lavoro quotidiano, nell’incontro amichevole e fraterno, ovunque e con tutti. – Vivere la testimonianza cristiana in comunione con la testimonianza di vita di fede delle persone in mezzo alle quali viviamo e con le quali celebriamo i momenti più importanti come nascite, matrimoni, funerali, malattie, feste di momenti religiosi e di riuscite negli studi, nel lavoro, ecc.

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