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Icona decorativaIcona decorativa30 Maggio 2022 Franco Cagnasso

Collaborazione

Nella scheggia “Vita Nuova” del 10 gennaio 2022, ho descritto un progetto – chiamato Joyjoy – che stavo elaborando insieme ad altri missionari del PIME quando è arrivata, come una doccia fredda, una lettera del superiore generale che mi chiedeva di lasciare il Bangladesh entro qualche mese, per un differente incarico altrove, per 2 anni. Scrissi che probabilmente avrei dovuto lasciare il Bangladesh ma omisi dettagli, perché la faccenda non era ufficiale; ora posso spiegare che si trattava di venire in Italia per una sostituzione nel compito della “direzione spirituale” (accompagnamento personale) dei giovani che a Monza studiano teologia per diventare missionari del PIME. Joyjoy mi stava a cuore, perché intendeva occuparsi di persone sofferenti, per lo più trascurate, isolate, quasi sempre emarginate: famiglie con bambini affetti da disabilità mentali. Nella scheggia esprimevo pure la speranza che, anche senza di me, il progetto potesse essere realizzato da coloro che già avevano dato una mano a formularlo. Ci tenevo anche perché avrebbe coinvolto una persona con straordinaria esperienza e passione per questo genere di impegno: Naomi Iwamoto, una missionaria laica giapponese. In mia assenza – mi chiedevo – qualcuno raccoglierà l’idea per far venire al mondo Joyjoy? È trascorso un po’ di tempo, e posso rispondere di sì, perché chi era stato coinvolto da me non si è tirato indietro, e anche per un altro motivo provvidenziale. Nel processo di preparazione, insieme a Naomi ho scoperto l’esistenza di un’associazione spontanea di donne con qualche forma di disabilità fisica, che vivono nell’area di Dinajpur. Sono tante, e da dieci anni si aiutano a vicenda nelle difficoltà grandi e piccole che incontrano a causa della loro condizione fisica. La Presidente e la Segretaria dell’associazione, ascoltandoci mentre parlavamo dei nostri buoni propositi e delle speranze, si erano mostrate interessate e pronte a collaborare, dicendo tra l’altro: “Noi ci aiutiamo ad affrontare le nostre difficoltà, e sappiamo che per chi ha disabilità mentali la situazione è ancora più difficile della nostra, perciò se volete, vi diamo una mano!” Certo che vogliamo! Naomi si è incontrata con loro ancora qualche altra volta, poi è andata in Giappone per cure, vacanza, contatti vari. Dopo tre mesi, ritornando ha avuto la sorpresa di vedere che nel frattempo queste nuove amiche si erano messe in movimento, e avevano già quasi completato una parte fondamentale per avviare Joyjoy. Consapevoli che – essendo tutte bengalesi e musulmane – avrebbero potuto farlo molto meglio di qualsiasi straniero, avevano effettuato una accurata ricerca per identificare famiglie con bambini affetti da forme di disabilità mentale. Non solo avevano preparato una lista con molti nomi, indirizzi, e relative descrizioni della situazione, ma impegnandosi in questa ricerca si erano confermate nella decisione di collaborare alla realizzazione del progetto. Un inizio incoraggiante. p. Franco Cagnasso

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