Come va?
In questi giorni mi trovo in Italia, e non mancano le domande: come va il Bangladesh? Si legge di persone di varie “categorie” assalite e uccise a colpi di pistola, o di accetta, o sgozzate. E’ opera dell’ISIS? Come reagisce il governo?
Ecco la mia valutazione di “come vanno le cose”.
Decenni di impegno dell’Arabia Saudita e altri Paesi arabi, inteso a “rieducare” i musulmani del Bangladesh ad un islam a loro parere più autentico, depurandolo da tradizioni e da commistioni con culture non islamiche o con la modernità, stanno dando frutti. Migliaia di ‘madrasse’, scuole coraniche gratuite, hanno instillato il loro Islam chiuso e duro in milioni di ragazzi e giovani, che ora rifiutano la tolleranza e l’apertura dei loro padri.
Esistono pure, e si fanno sentire, giovani, soprattutto studenti universitari, molto critici di queste posizioni, fino a spingersi verso l’agnosticismo o a chiedere più o meno esplicitamente una revisione profonda delle interpretazioni del Corano.
Il governo, di ispirazione laica e liberale, naviga tra scilla e cariddi, vuole cioè fermare i radicalismi che gli si oppongono politicamente, pretendono di introdurre le leggi della Shari’a, e spesso sono violenti; ma non vuole mettersi in contrasto con la grande maggioranza islamica, ancora tendenzialmente aperta, ma sempre pù difficile da capire e interpretare, proprio a causa delle trasformazioni generazionali che sono in atto. Sta giocando con determinazione la carta dei processi ai criminali della guerra del 1971, nonostante le proteste dei partiti islamici, e anche di governi stranieri (primo fra tutti il Pakistan, affiancato dalla Turchia). Questi processi, che hanno annientato la leadership tradizionale del partito islamico Jamaat-ul-Islam, sembrano graditi alla maggioranza dei cittadini. Il governo, inoltre, ha messo al bando vari partitelli e gruppi fondamentalisti molto radicali e violenti, e ne persegue con forza i seguaci. Inoltre, agisce con pugno di ferro nei confronti dell’opposizione democratica (per quanto ancora si possa parlare di democrazia), attraverso limitaziomi alla libertà di dimostrazioni, di espressione, deferimenti alle autorità giudiziarie per corruzione o violenza, sequestri e uccisioni extragiudiziari. Cose che, se indeboliscono l’opposizione aperta, finiscono per alimentare quella clandestina.
Di chi sono opera le uccisioni cui ho fatto cenno sopra?
Sembra che siano questi gruppetti che, messi al bando, hanno studiato una strategia di disturbo per creare disagio in campo internazionale e in campo interno. Primo obiettivo loro sarebbe il governo, da rovesciare a tutti i costi; ma non mancherebbe un obiettivo più ampio: darsi una legittimità come terroristi, in qualche modo mettendosi sotto l’ombrello dell’ISIS (e di Al Qaeda?), che vorrebbero far arrivare con il suo “califfato” anche in Bangladesh.
La strategia consiste nel colpire tutti i tipi di minoranze, per ora con uccisioni sporadiche; quale sarà il passo successivo è difficile dirlo. Hanno colpito dapprima agnostici e atei (o persone da loro classificate come tali), poi stranieri appartenenti a O.N.G. che si occupano di diritti umani e delle donne, hindu, sciiti, omosessuali dichiarati, ahmadyia, un prete cattolico e un pastore protestante, un cristiano convertito dall’islam, buddisti, anche musulmani sunniti (per lo più insegnanti) accusati di favorire la tradizione “baul”, poeti e cantastorie molto popolari, che esprimono una religiosità di tipo mistico e non settario. La scelta cade su persone conosciute e stimate nelle loro zone come buone, dialoganti. Usano armi leggere, accette, coltelli, con la variante di qualche bomba fatta in casa. Il governo minimizza, la polizia sembra brancolare nel buio, ma dichiara di aver identificato alcuni “covi” estremisti; nell’insieme, il Paese va avanti come sempre, ed è in crescita economica – ma queste nubi scure all’orizzonte non si possono negare.
Articoli correlati
Mare Mosso
E’ trascorso un mese dal mio arrivo in Bangladesh. Sapevo che dallo scorso luglio la vita di questo grande paese con …
Dall’Iran all’Italia per arrivare alle Olimpiadi di Parigi
Nella squadra olimpica dei rifugiati, ci sono anche due giovani iraniani, Iman Mahdavi e Hadi Tiranvalipour, che in I…
Ritorno
Eccomi qui, di nuovo con una “scheggia” certamente inattesa: la precedente, numero 239, risale a più di un anno fa: n…