Come vivere a Nazareth
Mentre prendo il caffè presso le Piccole Sorelle, dopo la messa, suona il campanello: è l’ammalata che viene a prendere le gocce che una Piccola Sorella le misura ogni mattina da anni. “Oggi suo figlio l’ha picchiata perché voleva dei soldi”, dice la Piccola Sorella rientrata dalla stanza attigua. Poi suona ancora il campanello: è l’uomo venuto a tagliare i grappoli dei datteri. Bisogna far presto prima che una pioggia li guasti. Poi è un susseguirsi di notizie della vita del quartiere. Lì, c’è un matrimonio. Là, una giovane donna è morta all’improvviso. In quella famiglia manca l’acqua. Ieri ho visto il piccolo di Samira. Ecc. ecc. ecc.
L’indomani alla messa ritrovo queste notizie trasformate in intercessione. Sì, perché esse sono le mamme e le sorelle e le figlie. Molti Touggourtini/e sono nati nelle loro mani e ora si sentono accompagnati.
E’ la vita di Gesù a Nazareth. Vedeva i bambini giocare, la vedova che piangeva l’unico figlio morto, la vecchietta che portava l’offerta alla sinagoga, l’uccellino che si nutriva sugli alberi, il frumento che cresceva in terra buona, l’uva promettente un vino buono.
E’ di questo che Gesù ha parlato nei suoi discorsi per far capire come è fatto il regno dei cieli. E’ Dio presente in ogni avvenimento.
Dio ci vede nella vita di tutti i giorni che è la nostra Nazareth, compresi i segreti del cuore e ascolta ogni piccolo grido di gioia e di dolore. E noi siamo segni di lui.
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