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Icona decorativaIcona decorativa29 Ottobre 2022 Franco Cagnasso

Congedo

Rieccomi a Monza, da dove ero partito il 19 settembre per il Bangladesh, con l’obiettivo di rinnovare il famoso “visa M” (cioè missionario) di cui ho parlato in una “scheggia” circa un mese fa. La data di scadenza del mio “visa” era il 12 ottobre. Ho consegnato la domanda di rinnovo pressappoco 15 giorni prima – come da regolamento – poi non ho saputo più nulla di certo. Partendo dall’Italia, avevo promesso di non assentarmi per più di un mese dal mio nuovo servizio, cioè l’accompagnamento spirituale dei seminaristi a Monza. Quindi il 19 ottobre alle 3.15 di notte (ora del Bangladesh), ho preso il volo di ritorno, arrivando nella stessa data alle 14 in punto (ora dell’Italia). Senza “visa”. Se e quando sarò libero di ritornare in Bangladesh, dovrò ricominciare daccapo tutta la trafila per un nuovo “visa”, che nel 1977-78 ottenni in 9 mesi, e nel 2001-02 in altri 9 mesi. La vigilia della mia partenza da Dhaka, sono andato ad un piccolo negozio di artigianato locale per comprare biglietti augurali e angioletti di canapa. Una passeggiata di poco più di mezz’ora, per masticare in santa pace la sofferenza di lasciare, la nostalgia, passando davanti al grande palazzo del parlamento, con ampi spazi e prati ben tenuti, e poi immergermi nell’ininterrotto caos di mezzi, pedoni, chiasso, sporcizia, odori, piccolo commercio di ogni tipo che brulica nel quartiere di Tejgaon. Anche là è in corso la costruzione della metropolitana sopraelevata. Un altissimo ponte che percorre tutta la città da nord a sud, pilastri e muraglioni giganteschi, macchinari modernissimi, operai al lavoro giorno e notte per completare un lavoro che – si spera – renderà il traffico meno faticoso, e la città più moderna. Arrivando ad un punto di svolta di questo gigante in costruzione, ho percorso un pezzo di “scorciatoia”, un sentiero fangoso che serpeggia sotto alcuni di questi pilastri, fra materiale edilizio, camion, tecnici, rifiuti, giovani storditi dalla droga, mendicanti parcheggiati a mostrare deformazioni fisiche varie… Seminascosta dietro un angolo di uno di questi pilastri, ho intravvisto un’improbabile macchina per cucire a pedali, scrostata e arrugginita, speranza di vita di un anziano, che aspetta il passaggio di qualcuno che voglia far rammendare uno strappo, attaccare un bottone, rifare un orlo… Gli sono passato accanto, e ho sentito che questo poteva essere un ricordo, come un’immagine simbolica della mia missione in Bangladesh con le sue grandezze e le sue meschinità. Mi è sembrato di vedere proprio lì uno dei tanti “confini del mondo” a cui Gesù ha mandato i suoi discepoli e apostoli: non sono i confini geografici che, essendo il mondo rotondo, non si raggiungeranno mai; sono piuttosto i confini dell’umanità, e si trovano dovunque ci sia qualcuno che c’è – ma è come se non ci fosse. Confini che tutti, e ovunque, possiamo trovare guardandoci intorno. La passeggiata si è conclusa con una preghiera perché il Padre mandi qualcuno anche a quell’improbabile sarto, pure lui “messe per il Regno di Dio”. Franco Cagnasso Monza, 28 ottobre 2022

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