Di nuovo a Treviso
«I giovani ci hanno chiesto in mille modi di camminare al loro fianco: né dietro di loro né davanti a loro, ma al loro fianco! Né sopra di loro, ma al loro fianco! Né sotto di loro, ma allo stesso loro livello!». Questa frase di Papa Francesco è il mio nuovo programma di vita a 85 anni in una comunità di giovani missionari, qui nella nuova sede del Pime accanto alla chiesa votiva di Maria Ausiliatrice.
Il rettore, padre Ferdinand, ivoriano, e altri padri di varie nazionalità sono i miei compagni. Celebrando una sera a fianco di padre Ferdinand nella chiesa votiva, ho ripercorso il cammino iniziato a Treviso nel 1922 dalla comunità veneta del Pime. Dalla canonica di San Martino, in via Zermanese, a Montebelluna, a piazza Rinaldi a Preganziol, sino a Vallio per poi tornare qui in via Venier. Mi sono soffermato sul momento del gemellaggio tra la diocesi di Treviso, il Pime e la diocesi di Sangmelima nel Sud del Camerun realizzato nel 1966.
Poi dopo la Messa mi si è accesa una luce: i giovani missionari africani del Pime che vivranno l’annuncio evangelico qui a Treviso sono in qualche modo frutti del gemellaggio. Padre Ferdinand ricorda e nomina don Mario Beltrame, fidei donum trevigiano prima ad Ambam (Camerun) poi in Costa d’Avorio. Presto avremo altri preti africani avviati al sacerdozio da qualcuno dei nostri padri o dai fidei donum come padre Rino Porcellato, padre Carlo Scapin, don Angelo Santinon, don Davide Giabardo, don Alessandro dal Ben, don Mario Bortoletto, padre Giovanni Malvestio, i padri Graziano e Antonio Michielan e così via. Oggi il Signore dà a tutti noi e alla diocesi di Treviso la gioia di cogliere e di gustare i frutti di quel gemellaggio. Il gusto è quello della comunione della Chiesa.
La gente di Treviso non è sorpresa della novità di una comunità del Pime formata da missionari di varie nazionalità. Aveva incominciato ad accogliere il mondo quando, durante il Concilio, mons. Mistrorigo aveva fatto arrivare un aereo pieno di vescovi africani e poi aveva mandato preti e laici in Africa.
Avete dunque capito la mia gioia di ritrovarmi qui dopo tanti anni vissuti in Camerun e in Algeria, pronto a camminare a fianco di una comunità e di una Chiesa nuova e aperta. Non mancheranno le difficoltà, ma il Signore continuerà ad accompagnarci con la sua benevolenza.
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