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Icona decorativaIcona decorativa29 Agosto 2022 Franco Cagnasso

Emilio 2

Nella precedente scheggia ho ricordato p. Emilio Spinelli trascrivendo l’omelia che ho pronunciato poco dopo la sua morte, nella cappella della Casa del PIME a Lecco. Ora trascrivo qui alcuni dei messaggi che in quei giorni sono stati mandati spontaneamente da confratelli ed amici al “Gruppo WhatsApp” del Bangladesh. *** “Ciao p. Emilio, abbiamo cominciato assieme la vita missionaria in BD… tanti felici ricordi di quei primi anni. Dovunque sei stato, la gente ti ha molto amato perché sei sempre stato al loro fianco e hai dato tutto per loro. La tua presenza ai nostri incontri comunitari era una festa per come ci raccontavi con tono scanzonato le tue avventure e quelle di altri confratelli. Ci lasci un grande esempio di missionario semplice, ma vero e sincero, come è stato p. Giulio. Che il Signore colmi il vuoto che avete lasciato. Prega per noi e grazie per la tua amicizia. (Gianni Zanchi) “Carissimo p. Emilio, Sei stato presente in un pezzo della mia storia in Bangladesh. Abbiamo condiviso momenti di gioia e di fatica. Con tanta riconoscenza ti ringrazio e ti affido nelle mani del Signore. Possa tu riposare presso il tuo Creatore.” (Adolphe Ndouwe) “Carissimo Emilio, hai compiuto il bellissimo miracolo di passare direttamente dal Bangladesh al Paradiso… parlavi bengalese anche a Rancio e alla sera preparavi la borsa per andare a visitare i villaggi… il tuo cuore era rimasto in Bangladesh… aiuta anche noi ad amare come te tutta la gente che incontreremo sul nostro cammino… un grande abbraccio…” (Quirico Martinelli) “Carissimo Emilio, le più belle partite “al due” sono state quelle giocate con te… resterai sempre vivo nei nostri cuori… Accompagna dal Cielo il nostro servizio missionario” (Massimo Cattaneo) “Emilio, vai. Felicitazioni per questa “nuova” destinazione meravigliosa.” (Lucio Beninati) “Da Chandpukur la nostra preghiera e gratitudine” (Ciro Belisario) “Caro Fabrizio, mi sei venuto in mente in questi giorni. Tu hai accompagnato Emilio in Italia per tentare le ultime cure. L’ho visto 5-6 volte sia all’ospedale di Merate che a Rancio. L’ho trovato sempre accogliente anche se confuso geograficamente e nella geolocalizzazione di persone. L’ho trovato anche sempre ottimista. Pensa che l’ultima volta che l’ho visto un mese fa, per la prima volta si era presentato camminando con le sue gambe anziché essere accompagnato in sedia a rotelle. Naturalmente il colore era sempre più pallido, ma lui stava “benissimo” come sempre. Quando è uscito dalla chiesa di Cernusco gremita e fra gli applausi, mi è venuto un nodo alla gola. Che uomo anche questo!!! Potremo criticare il PIME finché vogliamo, ma che uomini abbiamo… (Guglielmo Colombo) “Dopo Pillon, Enzo Palladini, Ivano Tosolini è stata la volta di Vincenzo Pascale e di Emilio a partire da questo mondo… Vincenzo ha speso anche lui tutta la sua vita in Giappone nella stanza sempre ordinatissima. Una vita con pochi cristiani, come del resto in tutto il Paese. Quando l’abbiamo incontrato nella casa regionale di Tokyo, circa 10 anni fa, era cambiato molto dai tempi del seminario, meno riservato, sempre gentile, ma con tanta energia e tante prospettive. I suoi giapponesi l’avevano trasformato… Emilio si interessava anche di politica, seppure in modo indiretto, a sostegno di suo fratello che era stato eletto nelle liste dell’MPL, il Movimento Popolare dei Lavoratori. Quando ci siamo dati i giudizi a vicenda prima dell’ordinazione, lui ha scritto che ci ha visti maturati da un impegno principalmente intraecclesiale a quello più allargato del cambiamento sociale. Sono andato a trovarlo a Rohampur nel 1980 di ritorno dall’Italia per Hong Kong. Quando mi ha visto arrivare, ha aspettato che fossi vicino per innaffiarmi all’improvviso con la canna dell’acqua. Era il suo stile. Poi mi ha portato a pescare nel laghetto del boarding dei ragazzi. Tutto essenziale nella sua stanza. Mi ha fatto conoscere tra le altre suore Barbara Pereira, con la quale siamo rimasti in contatto con la spedizione delle medicine per tanti anni, fino a quando lei è entrata in clausura. La lettera di Emilio dell’anno scorso, in cui si sente contento di aver sentito il nome di cinque giovani sorelle delle sue comunità diventare novizie e quello di due altri giovani diventati preti, rivela la soddisfazione di averli visti seguire la sua stessa strada. Cinque fratelli del PIME classe 1974: SANTI SUBITO!” (Franco Mella) Infine, una “risposta” di Emilio ai suoi amici… “In questo periodo post-natalizio mi sento particolarmente euforico. Avrei voluto tanto celebrare un poco del giubileo del mio fratello don Sandro, ma proprio questo desiderio è irrealizzabile ed è giusto e bello condividere la pandemia con la mia gente, anche se mi sono accorto che il giubileo lo sto già celebrando perché il giubileo non si celebra da solo, ma con tutti, con quelli più cari e la gioia è incontenibile e non dovrò aspettare i 50 anni per celebrarlo. Infatti, in questo mese di gennaio, cinque bellissime ragazze hanno emesso voti di consacrazione. Solo cinque le nuove sisters, ma ogni volta che il cerimoniere annunciava il nome della suora con il nome della missione di provenienza (di Chandpukur) c’era come un brusio di accompagnamento, infatti le collegavano tutti a p. Emilio. Mi sono orgogliosamente sentito festeggiato con le nuove suorine e le loro famiglie e con tutta la comunità. Ma questo era solo l’inizio di questo gioioso giubileo perché due settimane dopo abbiamo avuto l’ordinazione di due nuovi preti: uno di Chandpukur e l’altro di Bhutahara e tutti e due hanno vissuto l’ordinazione e la prima messa in mezzo ai campi, all’ombra di due grandi tende, abbracciati da una folla di amici, commossi. Tutti insieme sotto quella grande tenda, nuovi figli, nuove famiglie. Per me questi due momenti sono stati un grande Giubileo. Davvero il Signore è sempre con noi! Carissimi, non sono uno scrittore di libri, magari più in là, chissà, riuscirò a scrivere qualche parola. In questo giubileo così grande, sono riuscito a ricordare anche tutti voi. (Emilio Spinelli – 26 febbraio 2021) p. Franco Cagnasso  

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