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Icona decorativaIcona decorativa24 Luglio 2021 Franco Cagnasso

Fantasia

Il suo nome bengalese significa “Fantasia”; piccola, minuta, denti malandati, sempre sorridente e mai stanca di parlare anche se io capivo ben poco il suo dialetto. Frequentava – quando poteva – il piccolo centro di preghiera che avevo aperto a Uttara. Faceva coppia fissa con “Pacifico”, anche lui piccolo e sgangherato, che si mostrava ben contento di lasciar parlare lei a nome di entrambi, e anche del figlio (il tesoro di famiglia!), ma seguiva con attenzione quello che diceva, sorridendo e annuendo – a tratti scoppiando a ridere. Lui falegname, lei casalinga pronta a ogni tipo di servizio che capitasse a tiro, per un piatto di riso. Pure lui andava a lavorare dove lo chiamavano, ogni volta prendendo a prestito martello e sega, perché non possedeva oggetti così preziosi. Lo invitai a mettere insieme uno scaffale per i libri del centro di preghiera, e fu felice. Quando vidi lo scaffale capii perché faticava a trovare lavoro: lo scaffale era… un disastro! E ci si metteva pure la sfortuna: sbadato, una volta si dava una martellata su un dito, un giorno scivolava dalla scala a pioli, un’altra volta ancora si prendeva un acquazzone e la bronchite… In più, si lasciava imbrogliare. Tre giorni di lavoro, e poi il committente spariva con l’oggetto che aveva ordinato, dicendo: “Ti pago dopo”. Trasferta con promessa di buona paga, ma era quasi nulla. “Come mai?” “Tu vuoi anche mangiare e dormire, il tuo stipendio va a finire lì…” Non erano in tre, padre, madre e figlio: a ruota c’era sempre anche “Bambola”, la sorella di Fantasia, pure lei chiacchierona ma in seconda fila, perché più giovane. Un giorno, non ricordo perché, chiesi a Fantasia e a Pacifico come si erano sposati. Esitarono, si fecero l’un l’altro vari cenni, scoppiarono a ridere, poi Fantasia mi disse che le era andata male: “Io volevo sposarmi, ma lui diceva che non c’erano soldi: la festa costa cara! Io insistevo, e allora un giorno abbiamo fatto una scommessa: giochiamo una partita di “ludu” (il gioco dell’oca); se vinci tu io non insisto, ma se vinco io devi trovare il modo di sposarmi.” Vinse lui, e mantennero il patto, di aspettare tempi migliori. E Bambola? Bambola si era sposata (non ricordava più in quale comunità evangelica), ma poco dopo lui la piantò e lei si trovò nei guai. Allora Pacifico e Fantasia le dissero: vieni con noi, sul pavimento c’è posto per tutti e tre e pure per il bambino. Così si trovarono in quattro in una micro stanza di lamiera e bambù alla periferia di Uttara, con cucina all’aperto e servizi igienici da qualche parte fra una baracca e l’altra. Dopo la scuola media accettarono di mandare il figlio alla scuola tecnica del PIME per imparare un mestiere. Tutta la piccola tribù volle accompagnarlo, per vedere se era un posto adatto a lui. Che bello! Giardino, campi, ogni studente un letto, cibo buono, officine grandi, …lontano da casa!!! Come facciamo senza di lui? Il ragazzo scappò, Fantasia e Pacifico piansero, poi mi dissero che non potevano stare senza di lui, e tornarono tutti a casa. Non li ho mai visti litigare, ma li ho visti deperire. Ogni tanto davo qualche cosa perché si ammalavano e dovevano andare dal dottore. Diagnosi diverse, ma conclusioni sempre uguali: prendi queste medicine, ma soprattutto devi mangiare bene, roba nutriente, questo è il punto! La prima ad arrendersi fu Bambola: sempre più debole, malaticcia, diventata quasi afona, un pomeriggio “decise” che non ce la faceva più, e “tolse il disturbo”. Fu un funerale semplice proprio da poveri, ma ecumenico: da ognuna delle varie denominazioni che Bambola aveva frequentato venne qualcuno a pregare per lei e a leggere un passaggio di vangelo. Pochi giorni fa anche Fantasia si è “arresa” come aveva fatto la sorella; il Covid, purtroppo, mi ha impedito di andare al funerale. Pacifico aveva faticato moltissimo a ritrovare il sorriso dopo la morte di Bambola; ora non riesco ad immaginarlo senza Fantasia: strapelati, pasticcioni, affamati, malandati ma sempre pronti a scherzare e a scoppiare a ridere. Non so se verrà ancora a cercarmi, forse è troppo timido per farlo di propria iniziativa, senza la spinta di lei che gli dice: “Vai da p. Franco, lascialo brontolare e sgridare, ma qualche cosa ci darà… E prega per lui, perché è vecchio e se ci lascia, chi ci aiuta?”

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