Figlio di migranti, amico dei poveri
Papa Francesco è figlio di emigrati piemontesi. Anche Gesù è figlio di emigranti.
Si racconta nel libro di Ruth che ci fu una fame nel paese, e che un uomo di nome Elimelec lasciò Betlemme con la sposa Noemi per andare a vivere tra i moabiti. I suoi due figli sposarono due Moabite che rimasero presto vedove. Noemi, dopo la morte del marito e dei figli volle ritornare a Betlemme. Una nuora rimase nella sua terra e l’altra di nome Ruth disse a Noemi: «Non pregarmi che io ti lasci. Dove tu andrai, andrò anch’io. Il tuo popolo è il mio popolo e il tuo Dio è il mio Dio». Ruth divenne la spigolatrice di Betlemme e a Booz che le chiese di sposarla disse: «Come mai, io forestiera ho trovato grazie presso di te?». Booz le disse: «Conosco il bene che hai fatto a tua suocera lasciando tuo padre, tua madre, il tuo paese e il tuo popolo e venendo verso un popolo che non conoscevi». Nacque Obed e Noemi prese il bambino e se lo recò al seno e le fu balia. E la gente disse: «Un bambino è nato a Noemi». Obed generò Isai e Isai generò Davide antenato di Gesù. Storia di migranti, di sofferenze e di grande amore tra poveri. Questo amore tra poveri e per i poveri Gesù ce l’ha nel suo Dna. Lo stesso che c’è in Papa Francesco.
E chi di noi può dire che non è figlio/a di emigrati? E forse non è male chiedersi se abbiamo e se mettiamo in azione il Dna di amore per i poveri. Papa Francesco ce lo chiede.
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