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Icona decorativaIcona decorativa28 Maggio 2018 Franco Cagnasso

Fratelli

Il PIME sta vivendo un “anno sulla vocazione missionaria laicale nel PIME”, dedicato ai “Missionari Laici a Vita”, comunemente noti come “Fratelli”, che sono laici, celibi, membri dell’Istituto a pieno titolo con impegno a vita. Ci sono sempre stati, fin dalla prima spedizione (più di 160 anni fa) verso l’attuale Papua Nuova Guinea. Allora piaceva chiamarli “catechisti”. Sulla loro vocazione e sul loro ruolo, da allora molte idee sono cambiate – come sono cambiate sul laicato e la sua posizione nella Chiesa, sulla missione, sul modo di essere missionari, sui rapporti con le chiese locali (che agli inizi erano inesistenti nei luoghi affidati all’istituto), ecc. Il PIME, pur faticando a precisarne l’identità, ha ribadito che la vocazione dei Fratelli non è di seconda categoria, all’ombra di quella dei preti; è una vocazione piena e completa al servizio del Regno, e che laici (Fratelli) e preti devono lavorare fianco a fianco ciascuno con il proprio ruolo, quasi sempre identificato sul campo, meglio che nelle discussioni teoriche. Noi del Bangladesh abbiamo esperienze positive e stimolanti di presenze missionarie dei Fratelli, e vorremmo averne di più mentre, purtroppo, il loro numero sta calando. In occasione di questo anno, pubblichiamo in bengalese un libretto con la vita di alcuni di loro, per presentarli con i fatti più che con le teorie. P. Arturo Speziale – il “letterato” della nostra comunità – scrive queste vite, e io ho preparato l’introduzione, che lui tradurrà. Ho cercato di “contestualizzare” il tema, rispondendo alle domande che si sentono o si intuiscono fra chi conosce il PIME qui in Bangladesh. Poi, ieri sera, m’è venuto in mente che – perché no? – questa introduzione potrebbe essere una scheggia. Eccola. “Nel PIME ci sono anche i Fratelli?” Ogni tanto noi missionari del PIME in Bangladesh sentiamo questa domanda, e ne siamo un poco rattristati, perché noi sappiamo che i Fratelli ci sono, la loro vocazione è molto bella, e il loro servizio missionario molto significativo. Abbiamo deciso di pubblicare questo libretto perché vogliamo che tutti sappiano che: sì, nel PIME – fin dall’inizio – ci sono i Fratelli e i Preti, che hanno la stessa vocazione missionaria, per tutta la vita, per andare e lavorare specialmente dove Gesù non è conosciuto, dove c’è maggiore povertà o sofferenza, e dove la chiesa ha molto bisogno di aiuto. Noi speriamo che questo libretto aiuti tutti a capire la vocazione missionaria, e incoraggi molti giovani a venire con noi, a condividere la nostra vocazione missionaria come Fratelli Laici. Come mai i Fratelli del PIME sono poco conosciuti? Perché purtroppo non sono molto numerosi; ma c’è anche un altro motivo, che spiego con un esempio. Due missionari del PIME vanno insieme in un villaggio, dove uno di loro celebra la Messa; tutti lo vedono e capiscono che è un Padre. L’altro invece partecipa alla Messa insieme alla gente, prega con loro, riceve la Comunione, poi esce e chiacchiera, fa amicizia, lavora (forse aiuta i malati, oppure insegna, o aggiusta un motore rotto, o ripara le finestre della missione…) tutti lo vedono, ma subito non capiscono se è un tecnico, un visitatore, se ha con sé la famiglia, se è missionario e anche lui del PIME oppure no. Il Fratello svolge il suo compito missionario non predicando o presiedendo la liturgia (dove tutti lo vedono e capiscono), ma soprattutto con la vita e con il suo lavoro, un lavoro che appare “ordinario”, che anche altri laici possono fare. Il Fratello però lo compie mandato da Gesù, nel nome di Gesù, per far conoscere Gesù. Come Gesù a Nazareth, come Giuseppe che era falegname, come Maria che era donna di casa, il Fratello sta in mezzo alla gente e alla sua vita normale, ma con un cuore diverso, dona la sua vita, lavora per amore, è disposto ad andare nei posti più difficili. Che cosa fa un Fratello del PIME? I compiti di un Fratello possono essere tantissimi. Nel PIME ci sono stati e ci sono Fratelli che dirigono scuole tecniche, che si occupano dei bambini abbandonati e di strada, che assistono i malati come infermieri o come medici, che svolgono i compiti di “manager” di una missione, o di catechista, che insegnano, e tanto altro. In questo libro troverete alcuni esempi pratici della vita di un Fratello del PIME, ma ce ne sono moltissimi altri! Un fratello del PIME nel nord del Brasile ha insegnato disegno e pittura a ragazzi e ragazze poveri per oltre trent’anni, e moltissimi di loro hanno trovato lavoro. Fratel Pasqualino in India ha fondato una missione grandissima, con scuole, ospedale, abitazioni… era sempre indaffarato, sempre in mezzo alla gente, e tutti gli volevano bene. Fratel Colleoni a Hong Kong era amministratore della diocesi, e capo del movimento educativo degli scout di tutta la città. Fratel Brun, qui in Bangladesh, ha aiutato silenziosamente e fedelmente altri missionari, sostenendoli e facendo loro da aiutante, consigliere, compagno; la gente ammirava la sua semplicità, e spesso confidava a lui quello che non osava confidare al Padre. Il Padre è più importante! E’ meglio farsi missionario prete? Qualche Fratello ha sentito questo consiglio: “Tu sei istruito, hai molte doti, è meglio per te diventare prete, perché vuoi fare solo il Fratello?” Questa domanda rivela una mentalità molto umana, e non secondo il Vangelo. Se mi domandano: “ Che cosa è meglio: prete o fratello?” rispondo: “E’ meglio andare dove il Signore chiama, fare la sua volontà, non la tua!” Secondo il Vangelo il più importante è chi serve gli altri, chi è umile e sa di essere un “servo inutile”, ma svolge con gioia il compito che il Signore gli propone nel suo Regno. Dunque, se pensi di poter vivere con gioia la vocazione di missionario Fratello, e se la chiesa (i responsabili dell’Istituto) confermano che ne hai la capacità, segui quella via! Se pensi di poter vivere con gioia la vocazione di missionario prete, e se la chiesa (i responsabili dell’Istituto) confermano che puoi farlo, segui quella via! Il Vangelo si diffonde con parole e opere, ma soprattutto con la santità: servizio umile, sacrificio in unione con Gesù, amore, pazienza, tanta preghiera… In queste cose, padri e fratelli sono proprio uguali: uno non è più santo perché celebra la Messa, ma perché prende parte alla Messa (come celebrante o come partecipante) con fede e amore. Sbaglia chi pensa che per essere Fratello sia sufficiente una vita spirituale superficiale! Per essere missionari occorre cercare il Signore in tutta la nostra vita, e in questo non c’è differenza fra prete o fratello, o suora… Chi mi aiuta a capire la mia vocazione? Se ti sembra che il Signore ti stia chiamando alla vita missionaria, non decidere subito, da solo, che cosa fare! Prendi tempo, prega, confidati e chiedi consiglio, possibilmente a un missionario del PIME. Stai bene attento: non desiderare di farti missionario per ricevere stima, onore, lodi dalla gente. Qualcuno sogna di indossare la veste per essere onorato, di diventare prete per sentirsi chiamare “reverendo”, o di avere una considerazione speciale e un posto speciale perché è un Fratello… queste sono idee che ci mette in testa il diavolo, per rovinare l’opera di Dio in noi. Il diavolo vuole vederci orgogliosi, superbi, contenti di comandare sugli altri e di farci servire, e riverire. Ma questa non è la strada di Gesù! Incomincia subito! “Io voglio fare il missionario… quando sarò missionario aiuterò i poveri, servirò la gente, insegnerò…” Bravo! Ma questo è un pensiero per il futuro. E adesso, che cosa fai? Chi pensa al futuro ma non migliora il suo presente, è come uno che spera di avere un buon raccolto di riso, ma… non semina niente: non è possibile, il riso deve essere coltivato! Cambia oggi la tua vita, rendila più aperta agli altri, servi con gioia, condividi, prega, correggi i tuoi difetti, perdona e sii gioioso… vedrai che il Signore ti indicherà la strada: missionario fratello? Missionario prete? Tutte e due sono strade magnifiche, vicine vicine… anzi: sono la stessa strada percorsa con due biciclette diverse, ma viaggiando insieme!

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