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Gentiluomo

Piccolo di statura, molto curato nel bianco pijama-panjabi bengalese e cappellino islamico, con i capelli candidi e la barba argentea non troppo lunga, ben pettinata, era riservato ma sorridente e cordiale. L’ho incontrato più volte in occasione dei ricevimenti che si svolgevano in Nunziatura a Dhaka, nell’anniversario della “intronizzazione” del Papa: comune alle Ambasciate per gli anniversari di indipendenza, repubblica, compleanno del re, ecc., è una tradizione che Papa Francesco ha abolito. Rigorosamente astemio, non disdegnava aggirarsi fra i diplomatici con un bicchiere di aranciata in mano; ma niente cibo, che potrebbe non essere “halal”, cioè puro per i Musulmani. E’ stato il primo ad apporre la firma sul registro esposto in Nunziatura per esprimere le condoglianze alla morte di Giovanni Paolo II. Si chiamava Nizami, era il Segretario Generale del partito islamico Jamaat-ul-Islam. Circa due settimane fa, dopo sei anni di processi e ricorsi, e dopo aver rifiutato di chiedere la grazia, è stato impiccato per massacri, torture e stupri commessi o organizzati durante la guerra del 1971, quando era segretario della sezione giovanile del suo partito, che collaborava con i Pakistani opponendosi all’indipendenza.

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