Skip to main content
Icona decorativaIcona decorativa21 Settembre 2015 Silvano Zoccarato

Giubileo della Misericordia con i musulmani

Uno dei momenti forti del Giubileo potrebbe essere quando il Papa affermerà la natura dei cristiani di essere testimoni della misericordia di Dio verso coloro che aderiscono a religioni e culture diverse. Ma anche quando chiederà di concretizzare momenti di perdono da parte di Dio e da parte dei cristiani per i cattivi comportamenti dei cristiani del passato e del presente. So di toccare una questione delicata e complessa. Possiamo ricordare che qualcosa del genere è già avvenuto quando Paolo VI nel discorso di apertura della seconda sessione del Concilio, «domanda perdono a Dio […] e ai fratelli separati d’Oriente che si sentissero offesi “da noi” (Chiesa cattolica), e si dichiara pronto, da parte sua, a perdonare le offese ricevute». E la domanda di perdono di Giovanni Paolo II del 12 marzo 2000: «Perdoniamo e chiediamo perdono….. Chiediamo perdono per le divisioni che sono intervenute tra i cristiani, per l’uso della violenza che alcuni di essi hanno fatto nel servizio alla verità, e per gli atteggiamenti di diffidenza e di ostilità assunti talora nei confronti dei seguaci di altre religioni». Recentemente, anche Papa Francesco ha rivolto una domanda di perdono alla Chiesa valdese: «Da parte della Chiesa Cattolica, vi chiedo perdono per gli atteggiamenti e i comportamenti non cristiani, persino non umani, che nella storia abbiamo avuto contro di voi. In nome di Gesù Cristo perdonateci». La domanda precisa di perdono ai musulmani è molto complessa e suscita un’infinità di altre domande e impegnerà concretamente il dialogo tra le persone e le comunità esistenti. Perdono a chi? Perdono per quale momento storico? Il Papa perdona… e noi? Perdono in un unico senso ? Sarebbe veramente capito il perdono? Penso che si parlerà a lungo della questione, soprattutto perché il perdono sarebbe capito e sentito solo quando sarà reciproco. È un perdono in cui si tratta di riscoprire da parte di tutti non solo la ricchezza del cuore dell’uomo, ma soprattutto la natura stessa di Dio vivente nell’uomo. Ancora per quanto riguarda l’islam, mi sembra che non è il perdono che viene espresso e chiesto nei dialoghi coi musulmani, ma è segnalata la constatazione della gioia di sentirsi credenti allo stesso livello e la gioia di condividere momenti di preghiera insieme e poi continuare in una convivenza piena di aiuti e servizi reciproci. Prima del perdono è il riconoscimento reciproco che deve realizzarsi. Anche nell’incontro di Papa Francesco coi valdesi è avvenuto che il perdono sia stato accettato e riconosciuto, ma poi è uscita la richiesta che quella dei valdesi sia riconosciuta Chiesa e non comunità ecclesiale. L’arcivescovo Bruno Forte al Sinodo valdese ha risposto che il Papa a Torino li ha salutati con le parole di Ts 1,1: «Paolo e Silvano e Timòteo alla Chiesa dei Tessalonicesi che è in Dio Padre e nel Signore Gesù Cristo: a voi, grazia e pace». Essere di Dio e del Signore Gesù Cristo è la condizione più alta di cui un cristiano possa essere grato al Signore. Riconoscere… è quello che aveva già incominciato il Concilio nel documento Nostra Aetate: «La Chiesa guarda anche con stima i musulmani che adorano l’unico Dio, vivente e sussistente, misericordioso e onnipotente, creatore del cielo e della terra, che ha parlato agli uomini. Essi cercano di sottomettersi con tutto il cuore ai decreti di Dio anche nascosti, come vi si è sottomesso anche Abramo, a cui la fede islamica volentieri si riferisce. Benché essi non riconoscano Gesù come Dio, lo venerano tuttavia come profeta; onorano la sua madre vergine, Maria, e talvolta pure la invocano con devozione. Inoltre attendono il giorno del giudizio, quando Dio retribuirà tutti gli uomini risuscitati. Così pure hanno in stima la vita morale e rendono culto a Dio, soprattutto con la preghiera, le elemosine e il digiuno». È questa riconoscenza reciproca che va portata avanti. Padre Christian De Chergé, priore del monastero di Notre-Dame d’Atlas, superiore dei sette monaci uccisi nel 1996, ha scritto nel suo Testamento: «Se mi capitasse un giorno (e potrebbe essere anche oggi) di essere vittima del terrorismo… ecco che potrò, se piace a Dio, immergere il mio sguardo in quello del Padre, per contemplare con lui i suoi figli dell’islam come lui li vede, totalmente illuminati dalla gloria di Cristo, frutti della sua passione, investiti dal dono dello Spirito, la cui gioia segreta sarà sempre lo stabilire la comunione e il ristabilire la somiglianza, giocando con le differenze». Nell’anno giubilare, musulmani e cristiani si lascino toccare dalla Misericordia di Dio per guardarsi come Dio vuole. Il cardinale Philippe Barbarin scrive: «Vivere la Misericordia è una svolta importante di tutti i credenti. È passare il ponte che ci divide. È sentire il richiamo che viene dal sangue. È ritrovare l’immagine che Dio ha lasciato di lui in ciascuno di noi. Come Giacobbe, che volle incontrare ancora suo fratello Esaù. Si erano preparati come per uno scontro, Esaù arriva con 400 uomini, ma Giacobbe si inchina a terra sette volte. Esaù gli corre incontro, lo abbraccia, gli si getta al collo, lo bacia e tutt’e due piangono. Giacobbe gli dice: “Accetta i miei doni, vedendo la tua faccia è come se vedessi la faccia di Dio. Tu mi hai gradito”».

Articoli correlati

Mare Mosso

Icona decorativa31 Ottobre 2024
Icona decorativaFranco Cagnasso
E’ trascorso un mese dal mio arrivo in Bangladesh. Sapevo che dallo scorso luglio la vita di questo grande paese con …

Dall’Iran all’Italia per arrivare alle Olimpiadi di Parigi

Icona decorativa9 Agosto 2024
Icona decorativaRebecca Molteni
Nella squadra olimpica dei rifugiati, ci sono anche due giovani iraniani, Iman Mahdavi e Hadi Tiranvalipour, che in I…

Ritorno

Icona decorativa23 Luglio 2024
Icona decorativaFranco Cagnasso
Eccomi qui, di nuovo con una “scheggia” certamente inattesa: la precedente, numero 239, risale a più di un anno fa: n…