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Guardare al cielo

Per il mio cinquantesimo di sacerdozio mi fu regalato un viaggio a Tamanrasset dove visse e morì Charles de Foucauld. Rileggo nel mio diario: Viaggio verso l’Assekrem.

Sassi, sassi e poi sassi tra montagne di ogni forma: picchi, altipiani, e valli che non finiscono mai, qualche rigagnolo e piccolo lago. Una giornata intera tra i sassi. Charles ha voluto andarvi perché è lì che vivevano i tuareg, dove pioveva e crescevano i pascoli. È con loro che voleva vivere. Proprio in alto, a circa 2.600 metri, vedi il suo eremitaggio.

Aveva scritto: «La vista è la più bella che non si possa dire, né immaginare. Nulla può dare l’idea di foresta di picchi e di guglie rocciose che si ha ai propri piedi. È una meraviglia. Non la si può ammirare senza pensare a Dio. Mi è difficile distogliere lo sguardo da questa vista ammirevole, la cui bellezza e impressione di infinito ci ravvicinano a Dio, mentre questa solitudine e questo aspetto selvaggio ci fanno sentire che cosa sia essere soli con Lui: una goccia d’acqua nel mare».

Charles, come altri eremiti, ha saputo rendere importante e conosciuto questo angolo della terra, diventato luogo di incontro con Dio e coi fratelli. Ma c’è voluto un po’ di pazzia. I tuareg dicono in proverbi: «La verità è nascosta  tra le sabbie del deserto, affinché chi la scopre sia considerato un pazzo, la mente bruciata dalla solitudine e dal sole».

«Dio ha creato i luoghi ricchi di acqua perché l’uomo vi possa vivere ed ha creato il deserto perché l’uomo vi possa trovare la propria anima… Non l’uomo attraversa il deserto. È il deserto che attraversa l’uomo».

Piccolo fratello Ventura mi accompagna al mio eremitaggio: a circa un chilometro dall’eremitaggio di frère Charles e di quello dei piccoli fratelli. In questa stanza di sassi ho passato due notti e un bel tempo di solitudine. Non manca niente, niente è di più, tutto è pura semplicità. Lì, solo, guardi, pensi, mediti. Dio, parla ancora, comunica mostrando il creato. Continua a dire le sue prime parole di creatore: «Tutto è buono. Tutto è bello!». L’uomo, creato ad immagine di Dio percepisce il linguaggio di Dio.

Ho raccolto questo, sfogliando il quaderno delle testimonianze che la gente lascia scritte all’interno dell’eremitaggio.

Vedi i caratteri delle lingue del mondo. Ogni scritta ti fa sentire chi è musulmano, cristiano, indù, buddhista, ateo, in ricerca, ecc. Ma in tutti senti una sola cosa: la gioia di sentirsi lì e la sorpresa di avvertire una grande novità nell’esistenza.

Ne trascrivo solo due: «Non sono credente, ma oggi sono arrivato qui all’Assekrem. Ho letto qualche parola di Charles de Foucauld. Mi sento vicino a Dio e all’anima, alla grande anima, all’uomo, al santo. All’Assecrem ho toccato con mano la grandezza dell’universo. Ne sono affascinato».(H.H.)

«Come non pensare al creatore universale davanti a tanto splendore. Un paesaggio lunare, una vista magica che porta all’umiltà. Sufficiente per ricordare all’uomo che non è polvere e che deve tutto a Dio. Sufficiente per vivere felice». (M.)

 Al turista che vantava le gioie della città, il vecchio tuareg rispose: «Preferisco restare qui nel deserto, dove il cielo è sempre puro… La notte, quando alzo la testa, posso contemplare il cielo stellato… e medito».

Ha ragione. È la meditazione che dà senso alla vita.

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