I missionari a Firenze: «Uscire è l’essenza della Chiesa»
«L’esperienza missionaria ha fatto di noi uomini e donne in uscita». Così inizia il documento redatto dal mondo missionario in vista del Convegno Ecclesiale Nazionale di Firenze, che si terrà dal 9 al 13 novembre.
Si intitola “Per una Chiesa in permanente stato di missione” il contributo, frutto dell’impegno e della riflessione comune di una grande parte del mondo missionario italiano coordinato dalla Fondazione Missio, al 5°Convegno Ecclesiale Nazionale di Firenze.
«L’esperienza missionaria, realizzata quotidianamente dai CMD, dagli Istituti Missionari e Religiosi, dai Fidei Donum, dai Volontari internazionali e dal Laicato missionario, ha fatto di noi uomini e donne in uscita» esordiscono i missionari e le missionarie -. Uscire da se stessi, uscire dai propri mondi, dalle proprie visioni, per incontrare l’altro è lo stile del discepolo missionario di Gesù».
«Uscire è pure il volto di un Dio che, amando l’umanità, esce da sé stesso per incontrarci. Uscire è l’essenza stessa della Chiesa – continuano i missionari -. Noi discepoli e discepole di Gesù siamo chiamati ad uscire sulle strade del mondo per annunciare e testimoniare che siamo figli amati dello stesso Padre. Come ci ricorda spesso papa Francesco, una chiesa ripiegata su se stessa, è una chiesa asfittica, destinata a morire. Il mondo ha bisogno di una chiesa che esce per farsi vicina ad ogni uomo e ogni donna sotto ogni cielo».
«Il cammino missionario ci ha messo sulle strade della vita e ci ha spinto ad andare alle periferie esistenziali – prosegue il documento-, quelle abitate dagli ultimi, gli scartati dalla società e porli al centro della nostra vita, delle nostre scelte. Cerchiamo di abitare le frontiere, dove l’umano è messo alla prova, di immergerci e di stare nelle periferie».
«Il vivere le periferie in Africa, in Asia e in America Latina ci ha fatto sperimentare modi diversi di essere chiesa. Siamo testimoni di novità e del sorgere di nuovi volti della chiesa» scrivono i missionari. Una chiesa «che veste il grembiule del servizio» , «che apre le sue porte», «che si riconosce ‘piccola’, che immersa in questo grande mondo in cambiamento ha più domande che risposte», «una chiesa di dialogo, che vive l’ecumenismo e il dialogo interreligioso a partire dalla vita».
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