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I semi del Verbo

Quali sono i semi del Verbo che il Concilio riconosce presenti nelle varie religioni e culture? Giovanni Paolo II ad Assisi li ha ricordati e ne ha precisato uno, quello della preghiera: «Tra questi semi del Verbo e i raggi della sua verità  si trova senz’altro la preghiera, spesso accompagnata dal digiuno, da altre penitenze e dal pellegrinaggio ai luoghi sacri, circondati di grande venerazione”.

Anche il card. Martini : “Questi accenti di fede e di profonda umanità, ampiamente diffusi nei testi sacri delle religioni del mondo, possono farci pensare a quel “libro dei popoli” di cui parla la Bibbia (cfr. Salmo 87,6): un libro celeste, nel quale Dio stesso scrive, ma le cui pagine trovano riferimento anche nei libri dei popoli del mondo».

Nella mia vita di missionario, a contatto con tanta gente di culture e religioni diverse, me lo sono chiesto continuamente e me lo chiedo ancora. Il primo che ho trovato ovunque è il senso di Dio.

Ricordo l’emozione avuta dopo aver accompagnato a casa un camerunese che ritornava da sua madre dopo anni di vita in Gabon. Nel totale silenzio, la madre si stende a terra, e alza per tre volte le mani verso cielo.

Come il padre del bambino appena nato che secondo la sua tradizione, per tre giorni, mattina, mezzogiorno e sera si reca su un’altura e presenta il bimbo al cielo. O la gente che in momenti forti come trovando l’acqua, o dopo un fulmine, o alla nascita di un figlio, grida: «Bosa, bosa, bosa» per dire: «Sei tu che fai, sei tu?».

Il senso della presenza e dell’azione del trascendente accompagna e riempie ancora tutta l’esistenza di molti popoli e questo diventa una testimonianza. Benedetto XVI dice con coraggio che «Le religioni del mondo, per quanto si può vedere, hanno sempre saputo, che in realtà, non c’è che un solo Dio».

 Il secondo è il senso della vita che esplode in danze frenetiche nelle feste del matrimonio, della nascita e perfino nella “festa” della morte. Molti popoli soffrono ancora per la povertà, le calamità, e le ingiustizie, ma continuano a credere nella forza e nella gioia della vita. Davanti a certe mamme, mi chiedo dove trovino ancora la pazienza e la fiducia.

Il terzo è il senso dell’altro vissuto nell’ospitalità abrahamitica e nella condivisione con l’altro. Si sa che sono i poveri che condividono e tutti possiamo raccontare esempi di aiuto tra vicini e tra parenti anche in situazioni di grave disagio. Io lo vedo continuamente.

È vero che tutto  è avvenuto e avviene soprattutto tra gente di religioni e culture che qualcuno definisce come primitive. Sta di fatto che questi sono i “sensi” essenziali che hanno permesso a loro di vivere.

Se si riflette bene, potremmo definirli con le categorie a noi familiari di virtù della fede, della speranza e della carità?

Questi semi del Verbo, col tempo, o si seccano o si sviluppano. Si seccano quando l’uomo non sente più il bisogno di Dio e dell’Altro. Si sviluppano quando l’uomo riconosce i suoi valori vitali e li mantiene vivi. Si deteriorano quando un gruppo etnico vive isolato, come in prigione di se stesso o dentro una bolla, preoccupato a difendersi. E allora vanno rivitalizzati, purificati, aperti…

Giovanni Paolo II ha detto che in ogni preghiera autentica lo Spirito Santo prega. Dobbiamo credere che lo Spirito stia fecondando quei semi e stia facendo crescere anche in loro l’albero, sì, l’albero della croce di Gesù, l’unico che ha espresso ed esprime pienamente, ancora, fede, speranza e carità.

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