Il cardinale Parolin in Camerun
Il Card Pietro Parolin è dal 28 gennaio al 3 febbraio in Camerun. Il viaggio intende mostrare, una volta di più e nel contesto dell’attuale emergenza umanitaria da coronavirus, l’attenzione della Chiesa e del Santo Padre per il continente africano, terra ricca di umanità ma segnata da tante sofferenze. Inoltre, vuole essere un segno concreto di quell’ “impegno comune, solidale e partecipativo, per proteggere e promuovere la dignità e il bene di tutti e per interessarsi alla compassione, alla riconciliazione e alla guarigione, al rispetto, all’accoglienza”, a cui il Papa ha chiamato nel messaggio per la 54ma Giornata Mondiale della Pace, del 1° gennaio 2021, dal titolo: “La cultura della cura come percorso di pace”.
La giornalista Anna Pozzi scrive nella rivista Mondo e Missione: «Visiterà anche il Foyer de l’Esperance a Yaoundé e renderà omaggio a una figura che ha lasciato un ricordo grande e commosso nella Chiesa del Camerun: quella di frère Yves Lescanne, missionario francese dei Piccoli fratelli di Gesù, che per primo in Camerun si era reso conto del fenomeno dei bambini di strada e se ne era fatto carico. E che è stato ucciso barbaramente il 29 luglio 2002, proprio da uno dei “suoi” ragazzi.
La sua morte così violenta, ingiusta e paradossale – che potrebbe assomigliare molto a una sconfitta – è stata, in un certo senso, il compimento della vita di frère Yves. Un uomo semplice, ma profondo, che aveva dedicato tutta la sua vita a questi bambini, prima nella capitale Yaoundé poi nel nord del Paese. E proprio uno dei suoi ragazzi, un giovane che seguiva da molti anni, che aveva mandato in Francia per una delicata operazione e che aveva cercato in tutti i modi di allontanare dalla strada, si è trasformato, in un momento di rabbia e di follia, nel suo assassino. (…)
Indirettamente ha “germinato” anche altre esperienze. Una di questa ha visto protagonista padre Maurizio Bezzi, missionario del Pime, che aveva conosciuto frère Yves nel 1992 e che con lui aveva condiviso l’esperienza della strada, della prigione e del Foyer de l’Espérance, per poi dare vita al Centro Edimar, nei pressi della stazione di Yaoundé.
«Idealmente – ricorda padre Maurizio – anche il Centro Edimar continua a fondarsi sulla visione e sullo stile di frère Yves in particolare nel modo di relazionarsi con i ragazzi di strada. La sua semplicità nello stare con loro è ancora oggi un segno distintivo della presenza e del lavoro dei nostri educatori. Non siamo “per”, ma “con” loro. Io stesso mi sono sempre sforzato di non presentarmi come un “grande” tra i “piccoli”, ma di stare in mezzo a questi ragazzi secondo la logica dell’incarnazione, per costruire un rapporto di dialogo e fiducia».